Zona rossa e scuole chiuse: nel Lazio è caccia alle baby-sitter

Alle stelle la richiesta di assistenza per la cura dei piccoli: con le scuole chiuse i genitori in smart-working hanno bisogno di aiuto per gestire i bimbi a casa

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Le restrizioni dovute alla zona rossa, con le scuole chiuse e i bambini in didattica a distanza, hanno fatto registrare un’impennata di richieste di baby-sitter.

I genitori, tra smart-working e lavoro che continua normalmente, si sono trovati in pochi giorni a non sapere come fare per gestire i più piccoli. E così l’unica alternativa è quella offerta dalle tate.

Genitori in crisi tra smart-working e scuole chiuse: boom di richieste di baby-sitter

L’associazione di promozione sociale Family Center si occupa di mettere in contatto le famiglie con il personale specializzato in grado di supportarle nelle loro esigenze. In questi giorni i telefoni dell’organizzazione non hanno mai smesso di squillare: un vero boom di richieste.

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Claudia Martucci, presidente dell’associazione, ci racconta la sua esperienza: “Sono tantissimi i genitori che si sono trovati da un giorno a un altro a gestire una vera emergenza. Si rivolgono a noi per cercare d’urgenza una valida baby sitter”, spiega.

“Le richieste in buona parte dei casi si concentrano su tate che siano in grado di supportare i bambini nella didattica a distanza e nella gestione dell’aspetto tecnologico legato alle lezioni online: consegna dei compiti via web, con connessa scannerizzazione dei fogli, risoluzione dei problemi tecnici di connessione, e così via”, prosegue la presidente dell’associazione.

“I genitori hanno estremo bisogno di qualcuno che segua i bimbi nelle ore del mattino e del primo pomeriggio, ovvero negli orari che erano quelli della scuola, attualmente chiusa”, aggiunge Martucci.

Le lavoratrici che operano nel settore dell’assistenza ai più piccoli hanno un’età media che va dai 20 ai 35 anni.

Un altro dato caratteristico di questo periodo è che crescono le famiglie intenzionate a mettere in regola le baby-sitter: “difficile applicare rapporti di lavoro in nero in periodi di limitazioni agli spostamenti”, continua Martucci. Un altro incentivo alla messa in regola è il bonus statale, pari circa a 100 euro a settimana.

La tariffa oraria delle baby-sitter è di 8 euro netti l’ora. “A volte troviamo genitori che pretendono di pagare anche 5 euro l’ora. Lo troviamo inaccettabile, e decliniamo l’offerta”, sottolinea la presidente di Family Center.

“Tanti pretendono poi che durante l’orario di lavoro la tata si occupi delle faccende domestiche. Anche questo però è impossibile, l’assistenza a un minore è un lavoro ben diverso da quello della colf. In vari casi abbiamo cercato di farlo capire alle famiglie, mettendo in atto una sorta di educazione delle persone. Altre volte siamo stati costretti a interrompere sul nascere ogni tipo di rapporto, perché abbiamo capito che non ne sarebbe arrivato nulla di buono”, conclude Martucci.

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