E’ un totem dell’orrore, un bersaglio degli incubi partoriti dall’eroina, il capolinea del paradiso artificiale delle droghe. Un pino, simbolo della morte della natura, testimone della sconfitta sociale, è il riparo dei tossicodipendenti che si appartano per spararsi in vena un “viaggio” lontano dalla loro realtà.
Impressiona il tronco di un pino usato come bersaglio delle siringhe usate dai tossicodipendenti che si bucano
Impressiona gli appassionati di footing come i cercatori di pinoli quel tronco d’albero irto di siringhe sporche di sangue. Si trova in via delle Azzorre, lungo i sentieri battuti dai corridori e dai padroni di cani in libera uscita. La pineta è quella delle Acque Rosse, un colore evocativo che si materializza orribilmente in quei tubicini di plastica trasparente.
Lascia sgomenti che quel minaccioso manifesto alla droga si trovi a due passi da piazza Ener Bettica, dal parco Gioacchino Angelo dove i bambini si rincorrono tra giostrine e percorsi divertenti.
A pochi metri da quell’infanzia spensierata e giocosa, c’è chi butta un pezzo della vita spericolata tra polvere bianca e acqua distillata disinfettata su un cucchiaino scaldato da un accendino. Inscenando con le siringhe appuntate come spilli su un fantoccio, un tentativo di esorcismo contro una malasorte che presto o tardi presenterà il conto.
Nel video, il servizio di Francesca Del Mastro.
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