Dighe dello scorso millennio in Europa e nel mondo: rischi e danni futuri

Entro il 2050 la maggior parte della popolazione globale vivrà a valle di infrastrutture che stanno arrivando al termine della loro vita prevista.

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Secondo quanto ricorda il rapporto “Ageing water storage infrastructure: an emerging global risk” dell’UN Institute for water, environment and health, la maggior parte delle 58700 grandi dighe del mondo è stata costruita tra il 1930 e il 1970, con una vita prevista di 50-100 anni.

E’ possibile stimare perciò che entro il 2050 la maggior parte della popolazione globale vivrà a valle di infrastrutture che stanno arrivando al termine della loro vita prevista.
Ad esempio la Cina, da sola, conta più di 23mila grandi dighe, pari al 40 percento del totale, e tra alcuni segnali d’invecchiamento registra costi di manutenzione, accumulo dei sedimenti, una minore funzionalità e numerosi casi di crollo.

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Perciò nei prossimi anni diverrà al centro di molti dibattiti politici il problema di ricostruire o ristrutturare molte dighe attraverso procedure che hanno ancora poca diffusione. Infatti una questione esplorata dal rapporto è quella relativa al fatto che in certe situazioni il costo di distruggere una diga risulta quasi inferiore rispetto a quello di ripararla.

Rimuovere una diga è comunque piuttosto complesso e può richiedere anni, inoltre può comportare diversi forti impatti al livello sociale ed economico ma anche dal punto di vista della conformazione degli ecosistemi circostanti e della protezione della biodiversità.

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E’ certo però che molto spesso ritardare nelle operazioni di rimozioni di alcune particolari dighe può divenire estremamente pericoloso, causando problemi a popolazioni circostanti e all’economia locale.

Inoltre i piani di adeguamento delle infrastrutture antiche alle nuove tecnologie sono inquadrati in un’ottica generale e più diffusa dei regolatori europei, che è quella di mantenere vivi gli obiettivi climatici e agire secondo i criteri della sostenibilità ambientale.

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L’Italia invece presenta circa 541 grandi dighe, con un’età media di 67 anni. Recentemente sono state finanziati il rifacimento dell’acquedotto di Ascoli Piceno danneggiato dal terremoto del 2016, la barriera antisale dell’Adige, il sistema acquedottistico Marcio-Peschiera a servizio di Roma Capitale e numerosi altri impianti irrigui in Emilia-Romagna, Sardegna, Puglia e Basilicata.

Per il nostro Paese l’attenzione alla manutenzione di queste strutture è fondamentale, date alcune terribili catastrofi che hanno caratterizzato gli ultimi cento anni.

Alessia Pasotto
Dottoressa in Economia dell’Ambiente e dello Sviluppo,
su Instagram @natur_ale_

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