Operazione “Alta marea” su traffico di droga: chi sono gli arrestati (VIDEO)

Operazione “Alta marea” contro il traffico di droga. L’operazione della Squadra Mobile effettuata questa mattina, martedì 2 febbraio ha portato all’individuazione di 14 persone, 3 sono ricercate. Chi sono gli arrestati 

Operazione “Alta marea” su traffico di droga: chi sono gli arrestati

Questa mattina, martedì 2 febbraio, la Squadra Mobile, ha dato esecuzione a un’Ordinanza di Applicazione di Misure Cautelari Personali, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, nei confronti di 17 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di aver fatto parte di un’associazione – con base operativa nella zona di Dragonafinalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, nonché di cessione e detenzione di sostanze stupefacenti, ricettazione e detenzione abusiva di armi. Si tratta di

Cossiga Daniele, classe’81; Zucchetta Walter, classe ‘63, Cossiga Gerardo, classe ‘76, Franceschini Roberto, classe ‘80; Petrucci Attilio, classe ‘68; Patacchiola Augusto, classe ‘61, Patacchiola Alessio, classe ‘88; SavoiaFabio, classe ‘63; Idrizi Eridion, classe ‘89 destinatari della custodia cautelare in carcere.

Destinatari della misura degli arresti domiciliari risultano invece: Ricca Alfio, classe ‘58 (anche destinatario del divieto di dimora); Finocchi Samantha, classe ‘79; Maddalena Marco, classe ‘73 e Verchiani Christian, classe ’77.

La misura divieto di dimora nel Comune di Roma è stata notificata a Penna Gianluca, classe ’84.

Tre persone risultano irreperibili e sono ricercate.

A capo dell’associazione ci sarebbe Cossiga Daniele, con precedenti specifici, gestore del Bar “Grease” a Dragoncello, base logistica presso la quale veniva custodita la sostanza stupefacente in attesa della sua immissione sul territorio capitolino e già teatro di scontri tra sodalizi criminali, in lotta tra loro per il controllo delle zone di spaccio di droga sul quadrante territoriale di Acilia, Ostia, Dragona e Dragoncello.

Nel giugno 2018, infatti, alcuni componenti di due gruppi avversi, appartenenti alla famiglia romana dei Sanguedolce, legati da vincoli di parentela con il noto pregiudicato Esposito Marco detto “Barboncino”, e a quella campana dei Costagliola, da tempo trapiantata ad Acilia, si sarebbero affrontati in una serie di aggressioni armate.

Davanti al bar “Grease” va prima in scena il tentato omicidio di Tirocchi Gianluca da parte dei fratelli Daniele e Alessio Suanguedolce i quali lo avrebbero colpito dapprima con dei pugni e poi gli avrebbero sparato un colpo di pistola mentre la vittima si rifugiava nel locale, al quale segue una immediata risposta armata da parte dei COSTAGLIOLA, chiamati in soccorso dal TIROCCHI stesso, che irrompono armati sulla piazza alla ricerca dei fratelli SANGUEDOLCE e, non trovandoli, pestano brutalmente e tentano di sequestrare ANTONACCI Valerio.

Gli episodi, avvenuti nella completa omertà sia dei soggetti coinvolti che delle persone presenti, non rimangono impuniti: con l’Operazione “Via del Mare” del maggio 2019, infatti, la squadra Mobile, trae in arresto per tentato omicidio, sequestro di persona e lesioni personali, i sei protagonisti delle violenze.

In questo contesto di frizioni e scontri per il predominio delle piazze di spaccio, Cossiga si sarebbe imposto sul mercato romano di Dragona e Dragoncello, forte dei suoi rapporti con una serie di reti criminali italiani e albanesi operanti nel territorio capitolino, legate tra loro da accordi economici funzionali all’organizzazione dell’importazione di ingenti quantitativi di stupefacenti.

Basi logistiche dell’associazione, oltre al bar “Grease” di proprietà della moglie del Cossiga, anche il bar di DragoncelloOly&Ste”, del sodale Orlandi Oliviero, che avrebbe custodito armi e stupefacente. È qui che avvengono gli incontri e si perfezionano gli accordi tra le varie parti, sempre alla presenza del Cossiga o del suo braccio destro Petrucci Attilio, detto Titti.

Con lui, incensurato e impiegato presso l’AMA, sarebbero state condivise le principali scelte operative e gestite le fasi dell’acquisto e dello smistamento della sostanza stupefacente. Acquirenti finali di tale partita di hashish i fratelli Valter e Marco Maddalena.

Dai dialoghi intercettati in ambientale tra il PETRUCCI e il COSSIGA, emergono le difficoltà di smercio della partita di droga sul mercato. In una occasione, assiste anche il noto pregiudicato lidense Giordani Roberto, detto Cappottone.

Cossiga irritato perché i fratelli Madddalena prendono tempo per reperire gli acquirenti e non pagano la fornitura, avrebbe deciso di recuperare parte del carico e cederlo a Berardelli Gianluca, classe ’73. A conferma di questo ulteriore scambio, l’arresto eseguito nei confronti del Berardelli, trovato in possesso di più di 72 chili di hashish e le parole del Cossiga, che – intercettato – sostiene di non volersi accollare per intero l’onere economico dello stupefacente sequestrato.

La dimostrazione che il gruppo criminale sia ben inserito nel mercato e sia in grado di movimentare rilevanti quantitativi di sostanza stupefacente, si ha nell’ottobre 2018, quando il Cossiga viene sorpreso con più di 488 chili di hashish, acquistato sempre dall’Idrizi e da altri due albanesi e pronto per essere diviso tra i vari coacquirenti Patacchiola Augusto e Alessio, Savoia Fabio e Franceschini Roberto. Nonostante l’arresto del Cossiga, però, l’operatività dell’associazione non viene meno.

Deputati a mantenere attive le interazioni criminali tra il vertice dell’organizzazione, gli altri sodali e gli acquirenti, infatti, sono Cossiga Gerardo e Finocchi Samantha, rispettivamente  fratello e moglie di Cossiga Daniele, i quali avrebbero intrattenuto costanti rapporti con quest’ultimo attraverso i colloqui in carcere e avrebbero veicolato poi i messaggi all’esterno.

È sempre il Cossiga a gestire le operazioni, a tenere i conteggi relativi agli scambi di droga e a impartire ordini per il tramite del fratello e della moglie. Non meno importante è l’apporto fornito da Verchiani Christian e Zucchetta Walter, entrambi gravati da precedenti specifici e stabili acquirenti del Cossiga, con il quale avrebbero intrattenuto fitti rapporti per collocare lo stupefacente sul mercato al dettaglio.

Il coinvolgimento dei venditori albanesi e del “gruppo di acquisto” per l’affare dei 488 kg di hashish, emerge chiaramente dalle dichiarazioni alle quali si lascia andare il Cossiga in carcere, lamentandosi della sfortunata serie di eventi per i quali è rimasto l’unico coinvolto nell’operazione di polizia.

 “quella sera eravamo in sei, so ito bevuto solo io, in sei eravamo aho, tre albanesi, due con la macchina, il vecchio, il ragazzo, io, e m’hanno bevuto solo a me”.

Le circostanze del suo arresto, infatti, sono strettamente connesse al ritardo dei “cavalli” del Franceschini, Ricca Alfio e Penna Gianluca: questi ultimi, incaricati di recuperare lo stupefacente, si presentano tardi all’appuntamento con il Cossiga che, non riuscendo a portare a termine velocemente lo scambio, viene arrestato all’interno del comprensorio di Via Giovanni Spano a Dragona.

In occasione del suo arresto viene anche eseguita una perquisizione all’interno del bar “Oly&Stè” dove vengono rinvenuti hashish eun revolver Smith&Wesson che Orlandi Oliviero, proprietario del locale, indica appartenere a COSSIGA Daniele. Per tali fatti Orlandi è stato giudicato in separato procedimento e condannato in via definitiva a 4 anni e 4 mesi di reclusione. Il revolver del bar non sarebbe l’unica arma nella disponibilità del Cossiga.

Nel corso delle indagini, infatti, vengono sequestrati all’interno dell’abitazione di un soggetto estraneo all’organizzazione, un altro revolver Smith&Wesson con matricola abrasa e 153 cartucce. Che tale materiale sia in realtà di proprietà del COSSIGA – chiamato a rispondere anche di ricettazione, detenzione e porto abusivo di armi –  è non solo ammesso dal proprietario dell’appartamento, ma anche attestato dal contenuto delle intercettazioni telefoniche nelle quali il COSSIGA chiede di poter accedere al luogo adibito a nascondiglio, per recuperare il “ferro”.

Questa mattina, inoltre, sono state eseguite 4 perquisizioni delegate, nei confronti di altrettanti soggetti indagati, non destinatari di provvedimento restrittivo.

L’Operazione “Alta Marea”, infatti, si inserisce all’interno di un incisivo quadro di azioni della Procura capitolina e della Squadra Mobile, tese a contrastare le consorterie criminali operanti sul litorale romano.

Ricordiamo che ciascun indagato va considerato innocente fino al terzo grado di giudizio e che sarà solo il processo, attraverso la formulazione delle prove, a documentare eventuali colpevolezza.

 

 

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