Diego Gianella ci racconta la sua storia: dai primi sintomi alla guarigione (VIDEO)

Tre mesi di battaglia contro il covid. Diego Gianella ci racconta la sua storia. L'intervista di Mara Azzarelli

Mara Azzarelli ha intervistato Diego Gianella. 31 anni, di Ostia, finito in rianimazione allo Spallanzani quando, 3 mesi fa, il Covid con questa ferocia colpiva soprattutto al nord. Ai nostri microfoni racconta: «ero andato a fare il tampone con la febbre ma non avevo l’impegnativa del medico e mi hanno rimandato a casa.»

Diego Gianella ci racconta la sua storia: dai primi sintomi alla guarigione

Di lui ha parlato tutta Italia. “Troppo giovane perché il covid lo attaccasse con tanta forza” si diceva. Eppure Diego Gianella, 31 anni, ha rischiato di morire. Ricoverato prima al Grassi, poi portato in coma allo Spallanzani e infine all’Umberto I, a distanza di quasi 3 mesi racconta così ai nostri microfoni la sua terribile avventura.

« È successo tutto all’improvviso – racconta Diego Gianella –  non mi ammalavo da anni, non ricordo nemmeno l’ultima volta che avevo avuto la febbre. Ho iniziato con dei semplici sintomi influenzali poi la febbre mi è salita a 40 nel giro di una settimana. La prima volta che sono andato all’ospedale non mi hanno fatto il tampone perché non avevo l’impegnativa del medico.»

Tanto si è detto della storia di Diego, non si è parlato però delle difficoltà incontrate nel momento più delicato per la diagnosi del covid 19.

«Mi ricordo il momento in cui sono arrivato al Grassi e poi nulla – aggiunge – non ricordo niente dello Spallanzani perché ero in coma, quando mi sono svegliato credevo di essere ancora al Grassi invece ero all’Umberto I. Quando ero in ambulanza al Grassi ho pensato di non farcela.»

Oggi Diego sta bene, ce l’ha fatta. Ma questa esperienza lo ha segnato e si rivolge ai giovani:

«Ai più giovani voglio dire di non sottovalutare questa malattia, andate subito a fare il tampone al primo sintomo, mettete la mascherina e lavate spesso le mani. Evitate manifestazioni no mask perché il virus c’è, esiste. Io appena possibile spero di poter tornare a fare una partita di calcetto e viaggiare»

Per il calcetto e i viaggi ci sarà tempo, intanto è ora di tornare nella sua Casa Clandestina e fra gli ultimi: i clochard che Diego dopo anni di volontariato conosce uno a uno, strada per strada. Vicino agli invisibili come pochi. Bentornato Diego!

L’INTERVISTA DI MARA AZZARELLI

 

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