Natale e Covid: il pranzo di Natale degli Italiani sarà più leggero. Il Covid assesta l’ennesimo duro colpo al settore agroalimentare. Secondo un’indagine della Coldiretti infatti quest’anno si farà la spesa più bassa per le tavole di Natale da almeno 10 anni. Non va meglio ai ristoranti colpiti dal divieto di spostamento tra Comuni
Natale e Covid: tagliata dal menu 1 portata su 3
Secondo l’indagine della Coldiretti/Fondazione Divulga, diffusa in occasione dell’assemblea dell’Organizzazione quest’anno dal menu del pranzo di Natale verrà tagliata 1 portata su 3 rispetto ai lunghi pranzi degli scorsi anni e non solo a casa. Effetto della crisi generata dal Covid con una riduzione del 31% della spesa rispetto allo scorso anno e un valore medio che scende a 82 euro per famiglia, con il risultato della spesa più bassa per le tavole di Natale da almeno 10 anni.
«I limiti agli spostamenti, il coprifuoco e il clima di preoccupazione – rileva la Coldiretti – spengono l’aria di festa a scapito dei consumi fuori casa in ristoranti e agriturismi, dove andrà appena il 4% degli italiani, meno della metà di quelli dello scorso anno.»
Ma il crollo del budget per la tavola è solo la punta dell’iceberg delle difficoltà in cui si trova il Paese, con quattro milioni di italiani costretti per le feste a chiedere aiuto per il cibo.
Natale e Covid: tagliata dal menu 1 portata su 3. Strappini (Ascom Ostia Litorale): «Gli italiani festeggiano in casa con il taglio della spesa.»
«Lo scotto lo pagano i ristoratori ma di conseguenza l’intera filiera agroalimentare – commenta Valeria Strappini presidente di Ascom-Confcommercio Ostia Litorale – il periodo natalizio è il momento in cui si fa cassetto per sopravvivere nei mesi più fiacchi da gennaio a marzo dove le spese di affitto , tasse e bollette sono costanti.»
«I ristoranti hanno proposto il menù da asporto natalizio, ma per molti non è altro che un triste ripiego a come si vuole intendere fare ristorazione – continua – il piacere di stare nelle nostre tavole, l’accoglienza e soprattutto apprezzare le pietanze di chef che ad oggi vedono il frutto del loro lavoro chiuso in una scatola di cartone. Ci sono stati 6,5 milioni di controlli presso le attività commerciali ristorazione compresa , con sanzioni dello 0,18 dei casi , dato positivo , ragione in più di chiedere di lasciarci lavorare.»
«Il mese di Dicembre vale 7,9 milioni di euro, mentre i pranzi di Natale e Capodanno valgono 720 milioni. Per ammortizzare le perdite consigliamo il modello tedesco, cioè il ristoro al 75% dei fatturati calcolato sui mesi novembre e dicembre. Anche la riduzione dell’IVA al 5% e la tutela degli sfratti. Siamo stanchi di essere i più penalizzati ad ogni Dpcm, lo stop alle 18 e la stretta nei giorni di festa non hanno senso. I ristoranti incassano il 20% di fatturato annuo solo nel mese di Dicembre. Facendo un paragone con lo scorso anno ci sarà una perdita del 50%del fatturato.»
Natale e Covid. La posizione dei Ristoratori di Fiumicino
A peggiorare la situazione secondo Massimiliano Mazzuca, presidente dell’associazione Lungomare ed Esercenti di Fiumicino il divieto di spostamento anche tra comuni che, se confermato, metterà in crisi un intero settore.
«Abbiamo ricevuto tantissime telefonate per prenotazioni che non possiamo confermare perché al momento lo spostamento tra comuni il 25 e il 26 Dicembre è vietato – dichiara Mazzuca – i nostri maggiori clienti vengono da Roma e dai comuni vicini, il problema non è la crisi ma il fatto che le persone non posso spostarsi, altrimenti avremmo avuto il pienone come tutti gli anni.»
“Il divieto è una ingiusta nei confronti di territori come Fiumicino che lavorano quasi totalmente con la clientela romana e l’ennesimo tentativo di criminalizzare un asset che versa ogni anno centinaia di migliaia di euro alle casse dello Stato in tasse e contributi – aggiungono dall’associazione – non riusciamo a capire il senso. Perché penalizzare attività che già risentono in maniera enorme dell’attuale crisi? Perché far passare prima l’apertura come una gentile concessione e poi limitare gli spostamenti? Abbiamo perso tra il 75 e l’80 per cento del fatturato, ci hanno chiesto di adeguarci, acquistare plexiglass, distanziatori, igienizzare più volte al giorno i nostri esercizi commerciali. L’abbiamo fatto consapevoli della necessità di tutelare la salute dei nostri clienti. Abbiamo accettato di chiudere la sera, ora questo che ci sembra un assurdo accanimento.»
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