Al grido “Gli untori non siamo noi“, i commercianti di Roma si sono riuniti oggi pomeriggio davanti al Pantheon in un sit-in per protestare contro i provvedimenti adottati dal Governo per fronteggiare l’emergenza Coronavirus.
In piazza c’erano chef, cuochi, ristoratori, gelatieri e gestori dei pubblici esercizi della Capitale. Il sit-in è stato organizzato da Fiepet-Confersecenti di Roma e Lazio. In segno di protesta, davanti l’imponente monumento romano, i dimostranti si sono disposti su file ordinate e distanziati con indosso la mascherina, nel rispetto delle regole anti-Covid, sventolando bandiere dell’associazione degli esercenti e tenendo in mano dei cartelli con su scritto, appunto, “Gli untori non siamo noi“.
I manifestanti hanno invocato misure precise e dettagliate non solo per ripartire, ma anche e soprattutto per non fallire. Ricordando il valore economico e sociale che il settore porta al territorio, i commercianti hanno ammonito le istituzioni sulle misure adottate.
“La filiera dell’agroalimentare è in grande difficoltà economica, ancora oggi ritardano ad arrivare i ristori e manca un sostegno alle imprese romane e laziali. – hanno urlato ai megafoni – La chiusura dopo le 18 di ristoranti, bar, gelaterie, pizzerie al taglio e street food, sta mettendo in pericolo aziende e lavoratori”.
L’ordinata folla di manifestanti, però non si è limitata a protestare, ma ha portato in piazza alcune proposte al Governo Conte.
“Questa pandemia – spiega il presidente di Fiepet-Confesercenti di Roma e Lazio, Claudio Pica – durerà forse un altro anno, è impensabile che il governo Conte continui a vessare tutte queste persone, non ce la fanno più. Anche i dipendenti stanno guadagnando il 52% del loro stipendio mensile. È un danno per tutte le famiglie che passeranno un Natale brutto. Quindi grazie al governo Conte che ci sta uccidendo” – conclude.
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