L’emergenza sanitaria dovuta all’Epidemia da Covid-19 ha messo in crisi anche il settore degli aeroporti. Nell’arco di qualche mese si è verificata una drastica riduzione del numero dei voli che, nella Capitale, ha portato agli interventi di parziale chiusura degli aeroporti di Fiumicino e Ciampino. Il presidente di Assaeroporti Fabrizio Palenzona lancia un appello al Governo: «serve un fondo di compensazione, altrimenti si rischia la chiusura.»
Il settore del trasporto aereo continua a soffrire a causa della pandemia. Nell’arco di qualche mese si è verificata una drastica riduzione del numero dei voli e dei passeggeri. Nella Capitale questo ha comportato la parziale chiusura degli aeroporti di Fiumicino e Ciampino; il tracollo dei passeggeri ha avuto impatto sull’intera comunità aeroportuale costringendo migliaia di lavoratori alla cassa integrazione.
Secondo gli ultimi dati di traffico registrati da Aeroporti di Roma, il numero dei passeggeri in transito negli scali di Fiumicino e Ciampino rispetto al 2019 è sceso di un – 81 %. Un dato che non può essere sottovalutato e che richiede interventi immediati.
«Il Governo stanzi un miliardo per gli Aeroporti nella legge di bilancio oppure c’è il rischio chiusura – ha affermato Palenzona in un’intervista a La Repubblica – senza un fondo di compensazione, come quello adottato dalla Germania, gli aeroporti hanno un’autonomia molto limitata: reggiamo solo fino alla fine dell’anno rileva. Gli aeroporti hanno subito un drastico crollo dei ricavi e il settore deve essere sostenuto, ma occorre fare presto: rischiamo di minare un asset strategico per il Paese. Oggi siamo un elemento centrale dell’economia ma domani non si potrà ricostruire tutto in un mese. E quindi chiediamo di prendere atto che c’è un sistema vitale, senza seguire i pregiudizi. Negli altri Paesi si è provveduto a offrire robusti sostegni finanziari. La Germania ha investito 1,3 miliardi con un metodo che funziona e su quella falsariga chiediamo la creazione di un fondo. Dobbiamo far sopravvivere gli scali che sopportano costi incomprimibili. Il settore in ogni caso non si riprenderà prima del 2024 o 2025 e oggi dobbiamo discutere di occupazione e garanzie, compresa la cig che va prorogata di 12 mesi. Noi non vogliamo e non possiamo perdere personale specializzato. Spero che nella Legge di Bilancio si trovi spazio per noi. A rischio chiusura ci sono almeno 200 strutture in Europa, una ogni tre, quelle con meno di 5 milioni di passeggeri annui.»
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