Sano di mente il necrofilo che rubò le ceneri di Elena Aubry

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Elena Aubry nell'altarino che ricorda il punto dell'incidente mortale su via Ostiense

E’ esclusa l’infermità mentale del necrofilo che ha rubato le ceneri di Elena Aubry dal cimitero Verano di Roma.  L’uomo rischia il massimo della pena per i reati di cui è accusato:  violazione di sepolcro, vilipendio di tomba, sottrazione e occultamento di cadavere, ricettazione.

Sono le conclusioni alle quali è arrivato lo psichiatra Federico Trobia nominato dal gip Angelo Giannetti, su richiesta del pm Laura Condemi, nella perizia effettuata a partire dal mese di agosto scorso sul romano 49enne di Casal Bertone individuato dai carabinieri come autore della sottrazione dell’urna cineraria di Elena Aubry.

Come si ricorderà, a maggio scorso la mamma di Elena Aubry, Graziella Viviano, in occasione dell’anniversario della scomparsa della 25enne motociclista deceduta il 6 maggio 2018, aveva denunciato la profanazione del sepolcro con il furto delle ceneri. Dopo alcuni giorni di indagini i carabinieri ritrovarono il maltolto denunciando il necrofilo. L’esame del Dna, resosi necessario anche per l’avvenuta rimozione della targhetta dall’urna, ha confermato che i resti appartengono alla ragazza.

Nel corso delle indagini, è emerso anche che il necrofilo di Casal Bertone anni fa era già stato arrestato dagli stessi carabinieri perché sorpreso a staccare con il cacciavite le foto di belle donne coi capelli lunghi e scuri dalle lapidi del Verano. ”Cerco la donna dei miei sogni, il mio amore”, si era giustificato allora come nel caso del furto dei resti di Elena Aubry.

INDAGATE SEI PERSONE PER L’INCIDENTE

Intanto prosegue anche il procedimento per individuare eventuali responsabilità sulle condizioni di pericolosità del tratto di via Ostiense dove è morta Elena. Il pm Condemi ha concluso l’indagine: gli indagati sono sei e per loro l’accusa è di omicidio stradale. Le ipotesi, suffragate da rilievi tecnici sofisticati, è che il manto stradale fosse sconnesso e fossero stati attuati scarsi controlli sulla messa in sicurezza. Nella lista degli imputati, oltre i responsabili della ditta incaricata delle riparazioni delle buche, due dirigenti del Campidoglio in servizio al Simu (Servizio infrastrutture e mobilità urbana) e un funzionario per la manutenzione stradale del Municipio di Ostia. Solo a luglio di quest’anno (leggi qui) si è deciso di asfaltare la via Ostiense ed esclusivamente nel tratto in cui è avvenuto l’incidente di due anni fa.

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