Economia & Lavoro

Il turismo sostenibile per rilanciare l’economia italiana post emergenza sanitaria

Si considera sostenibile il turismo capace di soddisfare le esigenze dei viaggiatori di oggi e delle regioni ospitanti, prevedendo e accrescendo le opportunità per il futuro. Secondo questa definizione, tutte le risorse dovrebbero essere gestite in modo tale che le esigenze economiche, sociali ed estetiche possano essere soddisfatte mantenendo l’integrità culturale, i processi ecologici essenziali, la diversità biologica e i sistemi di vita dell’area in questione.

Il turismo sostenibile prima e dopo il Covid-19

I dati analizzati prima del Covid-19 mostravano il turismo tra le attività economiche più redditizie al mondo, probabilmente seconda solo al petrolio. Però l’industria turistica ha una natura bivalente: può contribuire allo sviluppo socio-economico dei Paesi ma, allo stesso tempo, può divenire la causa di perdita delle identità locali e di degrado ambientale.

Il turismo sostenibile è quindi uno strumento di giustizia sociale e di sviluppo rurale, in quanto consente un ritorno economico durevole anche per le aree a rischio di spopolamento o con grandi problemi di crescita. Inoltre esso diventa garante delle tradizioni locali, contribuendo al miglioramento della qualità di vita dei residenti.

Essere un turista sostenibile implica essere un individuo responsabile e consapevole, che si deve impegnare a seguire semplici regole. Prima fra tutte di evitare l’aereo e preferire treni, auto elettrica e passaggi condivisi, in secondo luogo è meglio scegliere una struttura eco-friendly, che utilizzi fonti rinnovabili e che sia attenta al risparmio idrico, al riciclo o all’autoproduzione.

Ovviamente occorre ricordare di rispettare l’ambiente circostante, così come la cultura del paese: per esempio si possono scegliere ristoranti gestiti dai residenti o si possono comprare prodotti locali per supportare le tradizioni artigianali della zona.

Infine, il concetto di turismo sostenibile è fortemente collegato a quello dello “slow tourism”, che significa letteralmente “turismo lento”, ossia un modo di viaggiare che pone l’attenzione al particolare. Si tratta di attraversare i percorsi meno battuti, lungo i quali l’anima dei luoghi e delle culture locali emerge in modo autentico e sentito, senza compromessi con la massificazione dell’offerta turistica che comprime e uniforma tutto.

Quindi l’idea di fondo che c’è dietro questa revisione del concetto tradizionale di turismo è di rallentare, di scoprire i luoghi a piccoli passi, muovendosi a piedi o in bicicletta e assaporando ogni sfumatura della meravigliosa esperienza di viaggio. Perciò oggi, in seguito alla crisi sanitaria, rilanciare il turismo in Italia attraverso questo nuovo paradigma potrebbe essere una possibile soluzione, che consentirebbe agli italiani di riscoprire le bellezze di un Paese che è unico e che merita di essere valorizzato sempre di più.

Alessia Pasotto, laureanda in Economia dell’Ambiente e dello Sviluppo, presso Roma 3

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