Gli Ostiensi riscoprono la Pineta di Castel Fusano dopo l’emergenza covid. Il parco, tra sport e un pizzico di brillanti slanci culturali, diventa la valvola di sfogo psicologico per chi vuole tornare alla normalità.
Distanziamento sociale. Isolamento, paura del contagio, ripercussioni sul lavoro, i numeri dei morti e la conflittualità generata dal rispetto o non rispetto delle regole. Se con la fine della quarantena le persone sono tornate ad uscire di casa e hanno potuto accantonare le autocertificazioni, il ritorno alla normalità non è così semplice da gestire. Interessante da questo punto di vista l’’indagine condotta dall’Università degli studi dell’Aquila e del Centro di documentazione, formazione e ricerca per la ricostruzione e la ripresa dei territori colpiti da calamità. Dei 18mila italiani chiamati a rispondere al questionario il 37% hanno detto di aver accusato di sintomi del disturbo da stress post-traumatico. Il 22,9%, ossia 4.092 persone, lamenta un disturbo dell’adattamento, il 21,8%, vale a dire 3.895 persone, sconta uno stress «elevato». E ancora: il 20,8% manifesta ansia, il 17,3% depressione e il 7,3% insonnia.
Grandi alleati nella fase di recupero psicologico dell’allarme sanitario sono indiscutibilmente l’attività fisica e la natura: un mix che dopo il lockdown, sul Litorale Romano, ha trasformato la Pineta di Castel Fusano in uno straordinario spazio a disposizione dei residenti.
Nel parco sono sono state realizzate otto altalene con tronchi dipinti e decorate con frasi tratte dai libri di Gianni Rodari.
L’iniziativa è di fatto un dono per i bambini che frequentano la Pineta ma anche, più che mai oggi, uno spunto di riflessione anche per i grandi.
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