Tre indagati per la morte di Elena Aubry sulla via Ostiense, la mamma: “Giustizia non vendetta”

Elena Aubry, morta in un incidente stradale: condannato responsabile manutenzione (VIDEO)

A due anni dall’incidente, la Procura ha iscritto tre funzionari del Campidoglio nel registro degli indagati per la morte di Elena Aubry sulla via Ostiense. I dipendenti, infatti, erano addetti alla manutenzione del tratto di strada dove la motociclista è deceduta a causa degli avvallamenti.

La mamma di Elena Aubry, Graziella Viviano, ha espresso il proprio pensiero tramite la sua pagina di Facebook

“Ci sono i primi indagati per la morte di Elena Aubry. Che quella strada sia la causa della sua morte , mi pare sia fuori da ogni dubbio. Altre due persone cadute li a 15 giorni di distanza dal suo incidente, tanto da ascoltarmi a chiudere quella strada (lo è stato fatto dopo un anno, almeno per le due ruote). Ma non è bastato: una decina di giorni fa un altro scontro di auto, esattamente davanti all’albero di Elena, sempre “per quelle maledette radici”.

“Io non provo odio “personale” verso nessuno. Ma un processo, la Giustizia, non può che stabilire dei principi che devono essere oggettivi. E il principio in questa vicenda è “La strada non deve uccidere”, né Elena, né nessun altro, mai più, ora e sempre. Che la morte di Elena almeno serva a determinare questo: la strada è un elemento del nostro vivere quotidiano, indispensabile per “la struttura” del vivere. In termini urbanistici si definisce “urbanizzazione primaria”. Le case senza strade non sono un agglomerato urbano, non possono essere realizzate, non hanno senso senza il loro elemento di fruizione: la strada”.

“Ecco perché la strada deve e non può che essere “la base minima” da cui non si può prescindere per la vita dell’essere umano. I Romani ce lo hanno insegnato e ancora partono da Roma “le Consolari” che vanno per tutta Italia. Questa base minima DEVE essere sempre garantita, da chiunque, sempre altrimenti il cittadino è in pericolo costante. E poi crollano i ponti, cedono i viadotti…. In questi anni ci siamo “distratti” da questo principio fondamentale”.

“Ci siamo occupati di cose più importanti quando la manutenzione delle infrastrutture ‘è la cosa più importante’ la “base” di un paese. Che la morte di Elena Aubry sia servita e serva almeno a determinare questo. Io non potrò sorridere più, come in questa foto. Mi è stata tolto molto più della mia vita che sarei disposta a dare, anche adesso, se questo servisse a riportare Lei. E chi mi conosce sa che lo dico perché lo penso e lo farei. Ma, malgrado tutto, non provo odio per nessuno.

“Sono una donna di principi, ferrei, dai quali non derogo, ma l’odio, l’accanimento, il giustizialismo “ad personam”, proprio non mi appartiene. Un processo stabilisce “principi” di giustizia ed è “giusto” che questi vengano stabiliti e “definiti” una volta per tutte e spero che il processo di Elena su questo aspetto “faccia giurisprudenza”. Per il resto, quello che personalmente dirò e farò, poi si vedrà”.

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