“Di lavoro non si può morire”: è la scritta su alcuni manifesti affissi vicino all’abitazione dell’operaio scomparso

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“Di lavoro non si può morire”: sono comparsi questi manifesti ad Ostia, vicino all’abitazione dell’operaio morto a 59 anni mentre lavorava in un cantiere poco distante.

“Di lavoro non si può morire”: “Indignazione e risentimento”

Indignazione e risentimento: ecco cosa sta provocando la morte di Carlo Picchereddu, l’operaio di 59 anni precipitato da un’impalcatura in un cantiere di via Umberto Grosso ad Ostia. “E’ assurdo che nel 2020 dobbiamo ancora sentire queste notizie – commenta Flavio Vocaturo, del Partito Democratico – I dati Inail ci dicono che negli ultimi cinque anni, solo sul territorio di roma, gli infortuni sul lavoro è ‘in itinere’ sono stati quasi 50mila e le malattie professionali sono aumentate del 30%. C’è un morto ogni tre giorni e non si può fare orecchie da mercante – conclude Vocaturo – investire sulla sicurezza non dev’essere un peso, perchè il lavoratore produce di più se si sente sicuro”.

“Di lavoro non si può morire”: il commentato del segretario generale Ugl

Sull’episodio è intervenuto anche il segretario generale dell’Ugl Paolo Capone: “Dobbiamo dire basta a queste stragi silenziose e continue – ha dichiarato –  è necessario implementare la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro, soprattutto laddove si svolgono mansioni a rischio infortuni”. Intanto, ieri nel quartiere sono comparsi manifesti come questo, che recitano: “Di lavoro non si può morire: riaprono i cantieri senza adeguate misure di sicurezza e tornano i morti. Giustizia per tutti gli operai”.

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