«È un periodo di grandi preoccupazioni per tutti noi, in particolare per i soggetti più fragili – ha dichiarato Fortini – crediamo che esista un’alternativa alla solitudine e all’abbandono, ma soprattutto che vada ripensato il modello attuale delle residenze sanitarie assistite. Nei prossimi decenni gli ultrasessantacinquenni oscilleranno tra un quinto ed un terzo della popolazione, per cui la domanda è d’obbligo: chi si prenderà cura di loro? la proposta che vogliamo presentare è quella di avviare il progetto di monitoraggio attivo, un esempio consolidato ed innovativo di contrasto all’isolamento, attraverso la creazione di reti che affianchino le risposte tradizionali dell’assistenza domiciliare e dei servizi residenziali. l’obiettivo prioritario è la prevenzione: contrastare gli effetti negativi di eventi critici come ondate di calore, epidemie influenzali e cadute.»
«Per realizzare una rete efficace – aggiunge – è importante rafforzare, ad esempio, la rete con il medico di famiglia, costruire delle reti di quartiere, dal portiere del palazzo al negoziante, dal farmacista al vicino di casa, pronti a dare una mano in caso di bisogno, ma dove gli stessi anziani sono parte attiva e diventano volontari verso i loro coetanei, rafforzare la collaborazione con i centri anziani luoghi di incontro e socialità estremamente importanti. Non vogliamo trascurare- conclude Fortini – un aspetto importantissimo della casa, riscontrando una disponibilità degli anziani nuova, diversa a mettersi anche in gioco e a sperimentare soluzioni inconsuete, come il co-housing, condomini protetti, le convivenze tra anziani. L’invecchiamento attivo può essere una risposta su cui indirizzare le iniziative e gli interventi, considerando gli anziani una risorsa e non un problema”.
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