Massimiliano, disabile intellettivo, e il papà: «Suoniamo tutti i giorni». L’Anffas di Ostia: «Con l’assistenza domiciliare abbiamo aiutato tante famiglie in un momento difficile. E con la fine del lockdown il servizio diventa fondamentale».
«Massimiliano ha 32 anni. La sua disabilità intellettiva non ci ha mai impedito di esaudire i nostri sogni. La quarantena? L’abbiamo battuta suonando». Papà Sebastiano non smette mai di guardare il suo ragazzo. L’amore di un genitore sì, ma anche un rapporto speciale tra un papà e un figlio.
«Per noi nulla è stato semplice ma abbiamo avuto dalla nostra sempre ottimi alleati – dice – L’Anffas di Ostia è stata fondamentale. Così come tutte le persone che ci hanno accompagnato in questi anni. La quarantena? Abbiamo suonato tutto il giorno. Massimiliano è un ottimo batterista e percussionista. La sua passione è nata molti anni fa. Aveva talento, così l’abbiamo iscritto prima a una scuola di musica: seguiva sia lezioni di percussioni sia di batteria. Poi ha cominciato a frequentare un’accademia artistica aperta a tutti. Sono già 11 anni. Io invece suono la chitarra. Ci siamo creati in casa uno spazio tutto nostro. La musica è una parte fondamentale della nostra quotidianità.»
Massimiliano però non rinuncia a qualche uscita, così come previsto dalle normative del Governo, insieme agli operatori di Anffas Ostia.
«Volti amici che hanno evitato l’isolamento e proseguito il percorso di socializzazione di Massimiliano», spiega Giada Capogna, coordinatrice del servizio di assistenza domiciliare di Anffas Ostia, associazione di famiglie e persone con disabilità intellettiva e del neurosviluppo del litorale di Roma.
«Scoppiata l’emergenza Covid – sottolinea – ci siamo subito attivati per sostenere le nostre famiglie e dar loro un supporto. L’abbiamo tutelate, evitando di uscire di casa e di mettere a repentaglio la salute con il disbrigo di tutte le pratiche: da quelle quotidiane a quelle sul ragazzo con disabilità, con tutte le cautele previste dalla legge. Oggi con la fine delle restrizioni più pesanti del lockdown questo tipo di assistenza diventa ancora più importante. La curva rischia di risalire, quindi ci vorrà ancora maggiore attenzione per i ragazzi con fragilità e il loro nucleo familiare.»
«Per le famiglie è stato un aiuto in un momento difficilissimo: non si sono sentite abbandonate – spiega ancora Capogna – Per i ragazzi invece è un modo di evadere dalla quarantena e continuare un percorso sullo sviluppo delle autonomie, delle competenze e della socializzazione.»
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