Omicidio Desireé a San Lorenzo, “Ci fu malevola volontà di non salvarla”

In 281 pagine di sentenza i giudici spiegano che  Desireé è stata abusata da vergine e lasciata morire con malevole cinismo

“Non si trattò solo della cinica e malevola volontà di non salvare la giovane dall’intossicazione di cui loro stessi erano stati autori e di impedire le indagini delle violenze da lei subite, ma in forma più estesa, di conservare la propria “casa” e le proprie fonti di ”reddito”, oltre ad un tranquillo e indisturbato luogo di consumo degli stupefacenti, che rendeva eccezionale e noto quel rifugio”.

In 281 pagine i giudici motivano le condanne:  Desireé è stata drogata, abusata da vergine e lasciata morire con malevole cinismo

Le  281 pagine di motivazioni della sentenza con cui lo scorso 19 giugno i giudici della terza Corte d’Assise di Roma hanno condannato quattro cittadini di origine africana per l’omicidio di Desirée Mariottini, la 16enne originaria di Cisterna di Latina, morta il 19 ottobre 2018 per una overdose di cocktail di droghe e metadone, dopo essere stata abusata in un immobile abbandonato di via dei Lucani nel quartiere San Lorenzo a Roma, potrebbero sintetizzarsi con questo stralcio.

A scontare la pena in carcere ora ci sono Alinno Chima, condannato a 27 anni, e Mamadou Gara e Yusef Salia, a 24 anni e mezzo. Le accuse nei loro confronti vanno, a seconda delle posizioni, dall’omicidio volontario, alla violenza sessuale aggravata e cessione di stupefacenti. “Gli imputati sapevano perfettamente che Desirée poco prima aveva bevuto molto metadone e aveva fumato il crack” e “hanno mostrato un cinico assoluto disinteresse rispetto al progressivo decadimento delle funzioni vitali di Desirée”, riporta la sentenza.

“Su Desireé dolorosissima violenza sessuale”

Per i giudici, “solo una condizione di totale obnubilamento, associata all’effetto analgesico, sedativo ed antidolorifico secondario che il mix di sostanze le provocò, spiegano come la giovane abbia potuto resistere ad una tale forma di dolorosissima violenza, senza alcuna reazione apparente e senza neppure sottrarvisi: tanto più che si trattava della prima esperienza sessuale completa”.

“Anche chi non ha partecipato o non vi è prova abbia partecipato alla somministrazione delle sostanze tossiche che indussero allo stato comatoso della ragazza, ben può essere chiamato a rispondere dell’evento morte – si legge ancora – per non avere impedito il danno per il bene della vita di Desirée”.

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