Ha scelto di farla finita utilizzando una bomboletta del gas, di quelle da campeggio. Così si è tolto la vita un detenuto afghano che è stato trovato morto nel bagno dai compagni di camera, all’interno della quarta sezione del carcere romano di Regina Coeli.
Il Garante dei Detenuti: “Ancora un suicidio dovuto alla disponibilità in carcere di bombolette per la cottura dei cibi”
A dare la notizia è stato Stefano Anastasia, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale: “Sappiamo bene che i suicidi in carcere non si possono completamente evitare, come fuori e più di fuori. E sappiamo –rammenta Anastasia – che ministero della Giustizia e regioni si sono impegnati per piani di prevenzione ad ogni livello e in ogni istituto. Quindi, non si può lamentare l’inazione, e tantomeno la sottovalutazione”.
Commentando l’accaduto, Anastasia spiega come “Ogni caso di suicidio va indagato ed elaborato per capire come sia maturato e che altro avrebbe potuto essere fatto per prevenirlo. Comprendeva la nostra lingua la persona che si è tolto la vita questa notte a Regina Coeli? Sapeva per quale motivo era in carcere e con quali prospettive? Era coinvolto in qualche attività? Aveva rapporti con i familiari o con altre persone care?”.
A queste domande andrà data risposta, come anche all’annosa questione delle bombolette, dato che sono diversi anni che si discute delle piastre elettriche per gli angoli cottura delle camere detentive. A tal proposito – conclude Anastasia – “invece di costruire nuovi inutili padiglioni per tenere in carcere autori di reati da niente, non era meglio usare i fondi per l’adeguamento degli istituti esistenti alla normativa di sicurezza e igienico sanitaria vigente?”.
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