Con le Regioni in pressing sul governo dimissionario per riaprire i ristoranti nelle zone gialle anche la sera, nonostante il parere contrario del Cts Comitato tecnico scientifico, l’Istituto superiore di sanità rilancia l’allarme: la situazione epidemiologica è in peggioramento, anche a causa delle varianti del Covid ormai diffuse in diverse regioni, con il rischio concreto di un rapido aumento della diffusione del virus.
«Si osserva un lieve generale peggioramento dell’epidemia» sostengono gli esperti, «in un contesto preoccupante» dovuto alla presenza delle varianti del Covid «in molteplici regioni italiane».
Il Cts Comitato Tecnico Scientifico nega l’apertura serale dei ristoranti
Una fase molto «delicata» e in «controtendenza» rispetto alla settimana scorsa, dunque, che richiede la massima cautela e la necessità di evitare «tutte le occasioni di contatto». Altrimenti, si potrebbe registrare «un nuovo rapido aumento» del numero dei casi se «non venissero rigorosamente messe in atto adeguate misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale».
E in quattro regioni gli interventi sono già scattati, con l’istituzione di zone rosse locali o provinciali. Sono in lockdown 3 comuni in Abruzzo (Atessa, San Giovanni Teatino e Tocco da Casauria) e da lunedì tutti gli studenti delle scuole superiori saranno di nuovo in didattica a distanza; poi il comune di Chiusi in Toscana; inoltre la provincia di Bolzano, che ha un’incidenza di 686 casi su 100mila abitanti (a fronte di una media nazionale di 130); e anche l’Umbria, dove sono stati riscontrate alcune decine di casi della variante brasiliana.
A Roma è stata chiusa una piazza a San Lorenzo, una delle zone della movida, a causa degli assembramenti che si erano creati.
In questo quadro tutt’altro che confortante si inserisce il pressing dei governatori – Attilio Fontana e Giovanni Toti in testa -, delle categorie e di membri all’ex governo giallorosa, come il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, per riaprire i ristoranti anche la sera. Richiesta che il Cts ha già respinto nella riunione del 26 gennaio, rispondendo al ministero dello Sviluppo economico che chiedeva di “favorire la ripresa” di bar e ristoranti.
“Non c’è alcun via libera alla riapertura della ristorazione” dicono gli studiosi, sottolineando che nel parere “ci sono, anzi, alcune considerazioni sul rafforzamento delle misure restrittive”. Non solo la situazione epidemiologica “evidenzia ancora un rischio moderato/alto” e il settore ha alcune “criticità” dovute all’ovvio mancato uso delle mascherine, dicono gli esperti.
Ci sono infatti altri due fattori che richiedono “altri elementi di cautela”: la ripresa delle scuole in presenza, per la quale bisognerà attendere almeno 14 giorni per valutarne l’impatto, e una “possibile maggiore trasmissibilità” del virus dovuta alle varianti. Dunque, conclude il Cts, le “valutazioni” spettano al “decisore politico” anche se “una rimodulazione dei pacchetti di misure potrebbe modificare l’efficacia nella mitigazione del rischio”.
Un rischio che, secondo il consulente del ministro Speranza Walter Ricciardi, l’Italia sta però già correndo. “Questa è la quiete prima della tempesta – dice – auguro a tutti di godersi questo weekend ma è sbagliato riaprire, tra tre settimane il virus ci presenterà il conto”.