L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) lancia l’allarme: le varianti del virus sono state scoperte in molte regioni, c’è il rischio concreto che in tutto il Paese si verifichi in breve tempo un’impennata dei contagi.
“Ci troviamo in un contesto preoccupante per il riscontro di varianti virali di interesse per la sanità pubblica in molteplici regioni italiane, che possono portare a un rapido incremento dell’incidenza” del covid-19, si legge nel documento presentato oggi, 5 febbraio, dall’Istituto Superiore di Sanità.
Le varianti del virus diffuse in molte regioni: L’ISS lancia l’allarme, rischio impennata dei contagi
Il rapporto prende in considerazione la settimana dal 25 al 31 gennaio, con dati aggiornati al 3 febbraio. Per scongiurare la diffusione delle varianti del virus l’ISS invita gli italiani a “restare in casa il più possibile”.
In base al rapporto, a “rischio alto” sono attualmente la Provincia Autonoma di Bolzano, l’Umbria e la Puglia. L’indice di trasmissione del contagio a livello nazionale resta allo 0.84.
“In questa fase delicata dell’epidemia – sottolinea l’ISS nel documento – questi iniziali segnali di contro-tendenza potrebbero preludere ad un nuovo rapido aumento diffuso nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero rigorosamente messe in atto adeguate misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale”.
“L’attuale quadro a livello nazionale – viene spiegato nel rapporto – sottende forti variazioni inter-regionali. In alcuni contesti, un nuovo rapido aumento nel numero di casi”, innescato dal diffondersi delle varianti, “potrebbe rapidamente portare a un sovraccarico dei servizi sanitari, in quanto si inserirebbe in un contesto in cui l’incidenza di base è ancora molto elevata e sono ancora numerose le persone ricoverate per Covid-19 in area critica”, dichiara l’ISS.
“Si mantiene stabile il numero di Regioni e Province autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva sopra la soglia critica (8 Regioni/Pa)”, rileva il report. “Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale si colloca sotto la soglia critica (26%)”, si sottolinea. Ma “tale tendenza a livello nazionale – si precisa tuttavia nel documento – sottende forti variazioni a livello locale, con alcune Regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica, uniti all’incidenza, impongono comunque misure restrittive“, conclude l’ISS.
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