“Non voglio aprirgli la porta, nonno mi fa delle cose brutte“. Queste le parole strazianti che Anna, (nome di fantasia), una bambina di appena 11 anni, ha confidato alla sua migliore amica, in un giorno come tanti. Un segreto inconfessabile che pesava come un macigno sul suo cuore. Da quando aveva otto anni, infatti, l’uomo che avrebbe dovuto proteggerla, il suo nonno materno, ne aveva abusato, costringendola a subire palpeggiamenti e baci forzati.
Quattro anni di violenze, la rivelazione della bambina e la condanna a 5 anni e mezzo del nonno
Un incubo durato quattro lunghi anni, durante i quali Anna ha taciuto, impaurita e confusa. Gli abusi si verificavano quando rimanevano soli, a casa o in macchina, durante le rare occasioni in cui si vedevano.
L’ultimo episodio, avvenuto il primo gennaio 2018, è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. L’uomo, un romano di 83 anni, aveva toccato le parti intime della bambina, costringendola a toccarlo a sua volta.
La denuncia e la condanna
Finalmente, grazie al coraggio di Anna e al sostegno della sua amica e della madre, la verità è venuta a galla. La denuncia ha dato il via a un’indagine che ha portato alla condanna dell’uomo a 5 anni e mezzo di reclusione per violenza sessuale aggravata inflitti a piazzale Clodio dalla I sezione penale.
Un processo difficile
Il processo è stato lungo e doloroso per la famiglia della bambina. L’accusa ha sostenuto che l’uomo avesse approfittato del suo ruolo di nonno e della giovane etĂ della bambina per compiere atti di violenza sessuale in piĂą occasioni.
La difesa, invece, ha tentato di screditare le accuse e di sottolineare le condizioni di salute dell’imputato, che soffrirebbe di demenza.
Ai nonno, anche se affetto a una lieve demenza legata all’etĂ , è stata riconosciuta la capacitĂ di sostenere il processo. La procura aveva chiesto una condanna piĂą pesante, sei anni e mezzo