L’ipotesi di reato è di associazione a delinquere per attività finanziaria abusiva, riciclaggio e autoriciclaggio, nel settore delle criptovalute per le tre persone finite in manette a Roma a seguito dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita dai finanzieri del Comando Provinciale Roma.
L’ipotesi di reato per gli indagati romani, è di associazione a delinquere per attività finanziaria abusiva in criptovalute e riciclaggio di denaro sporco
Le indagini effettuate dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma avevano consentito di intercettare la struttura criminale organizzata dai tre indagati, che tramite diversi canali online, svolgevano abusivamente l’attività di intermediazione nel settore delle criptovalute.
Ufficialmente esisteva un’impresa dedicata all’attività di operatore virtuale in cripto-asset, è cioè un’attività registrata in forma digitale e resa possibile dall’uso della crittografia, ma che non rappresentando un credito o un debito finanziario di un’entità identificabile, era autorizzava esclusivamente allo scambio di valuta virtuale e non alla promozione di attività di investimento.
Mentre gli indagati avevano intrapreso l’attività abusiva di intermediazione finanziaria, riuscendo a gestire illecitamente enormi risorse finanziarie, probabile provento di attività illecite, per ripulirle.
Il sistema consentiva con l’acquisto di criptovalute ed il loro successivo accredito su portafogli digitali anonimi, di far transitare le stesse su conti correnti esteri, per poi essere restituite agli “investitori” sotto forma di denaro contante.
Con l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere dei tre indagati di Roma, nei loro confronti è stato anche disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni di oltre 900mila euro.