(Adnkronos) – "La difficoltà principale per i pazienti onco-ematologici è quella di arrivare alla diagnosi certa di mieloma multiplo. Spesso non è l'ematologo il primo specialista a cui loro si rivolgono. Nell'80% dei casi infatti ci si rivolge innanzitutto al medico di famiglia o all'ortopedico. Quello della diagnosi quindi sicuramente è il primo scoglio". Lo afferma Felice Bombaci, coordinatore nazionale gruppi pazienti Ail – Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma, a margine della conferenza stampa organizzata a Milano da Menarini Stemline Italia per discutere le nuove prospettive nella cura per il mieloma multiplo e la neoplasia a cellule dendritiche plasmacitoidi blastiche. Al centro dell'incontro l'approvazione di Aifa alla rimborsabilità di selinexor in associazione con desametasone e bortezomib nel mieloma multiplo recidivante e i primi risultati in real life di tagraxofusp, la prima terapia specifica per la neoplasia a cellule dendritiche plasmacitoidi blastiche. "Altre difficoltà riguardano il superamento dei primi momenti di dolori e di problematiche – spiega Bombaci – successivamente bisogna capire che le terapie stanno facendo effetto e quindi tornare un po' alla propria vita". La novità terapeutica "di cui parliamo oggi apre scenari migliori per colpire la malattia, ma l'aspetto più importante dal punto di vista della qualità di vita del paziente, secondo me, è che selinexor è una terapia orale, che quindi permette alla persona di non dover essere in ospedale per poterla ricevere. Questo libera anche il caregiver dalla necessità di accompagnare la persona in ospedale, portando così anche una migliore qualità di vita", conclude il coordinatore gruppi pazienti Ail. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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