C’è allarme tra i geologi sui risvolti dell’incendio scoppiato ieri a Monte Mario bruciando ettari di riserva naturale fino a sfiorare le case e non ancora sedato.
Quali saranno i rischi a lungo termine secondo i geologi in seguito all’incendio che da ieri brucia Monte Mario
L’Ordine dei Geologi del Lazio sta seguendo con attenzione e preoccupazione l’incendio. E questo perché l’area, nella quale è presente la Riserva Naturale di Monte Mario, con un insieme unico di specie vegetali, rappresenta anche un geosito di interesse regionale con un ricco giacimento fossilifero, che contiene quindi una grande varietà di fossili.
“L’impatto di un incendio di queste dimensioni – ha affermato Simonetta Ceraudo, presidente dell’ordine dei geologi del Lazio – oltre ad avere interessato in modo critico le abitazioni limitrofe alle aree verdi percorse dal fuoco, determinando grande preoccupazione e timori anche per i prodotti di combustione che si sono sprigionati, rischia di lasciare effetti critici e importanti danni ambientali a lungo termine“.
“Infatti, la distruzione della copertura vegetale causata dall’incendio può determinare effetti secondari sulla stabilità dei pendii e su aree per loro natura propense al dissesto idrogeologico, dato che il suolo, in questi casi, resta esposto direttamente all’azione degli agenti atmosferici, che possono determinare fenomeni di dissesto diffuso venendo meno, peraltro, l’effetto stabilizzante degli apparati radicali“, spiega.
“In seguito a questi eventi, la vulnerabilità al dissesto viene accentuata anche in considerazioni della variabilità degli eventi meteorologici che, negli ultimi anni, sono diventati particolarmente abbondanti e concentrati in intervalli temporali ristretti”, conclude.
Le ipotesi in campo
Il capogruppo della Lega in Campidoglio Fabrizio Santori, intanto, è deciso a dichiarare guerra alle favela attorno al tribunale e invita il sindaco Roberto Gualtieri alle dimissioni.
Sulle cause dell’incendio è stata però appena avviata una indagine della procura. Le prime fiamme, infatti, si sarebbero sviluppate nei pressi di una baracca, sul versante di piazzale Clodio, mentre il secondo e il terzo focolaio sono partiti a oltre un chilometro. Non è esclusa quindi nemmeno la mano di un piromane.