La Via Appia, definita “Regina Viarum” dal poeta romano Stazio nel I secolo dopo Cristo, è il 60esimo sito turistico e archeologico italiano che entra a far parte del prestigioso elenco di luoghi considerati patrimonio dell’umanità dall’Unesco, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura.
Il prestigioso riconoscimento tributato alla Via Appia che, con i suoi mille chilometri, ha unito molte culture diverse
Il prestigioso riconoscimento è stato ufficializzato dal Comitato Unesco che si è riunito a Nuova Delhi in India in occasione della sua 46ma sessione.
Il tracciato della “Regina Viarum”, iniziato nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco per collegare Roma a Capua, fu poi prolungato fino a Benevento, Venosa, Taranto e Brindisi. L’Appia iniziava a Porta Capena, nei pressi del Circo Massimo, e arrivava a destinazione seguendo un percorso di mille chilometri che si interrompeva solo nei pressi di Terracina, dove si attraversava un canale navigabile, chiamato “decennovium” e cioè lungo 19 miglia, su chiatte trainate da animali da tiro.
Testimone illustre di un’ibrida combinazione di sistemi di trasporto il poeta Orazio che in uno dei suoi scritti descrive il viaggio verso Brindisi lamentandosi delle zanzare che infestavano le paludi pontine. Fu solo sotto Traiano che quella zona acquitrinosa venne risanata e lastricata come il resto della strada.
La sezione dell’Appia era larga poco più di quattro metri, una misura che rendeva possibile la circolazione nei due sensi. Il tracciato era affiancato da marciapiedi laterali contornati da monumenti funerari che i passanti potevano contemplare spezzando la monotonia del lungo viaggio.
Sul percorso erano disseminate stazioni di posta, alberghi, osterie, locande e persino piccoli impianti termali
Nata essenzialmente per velocizzare lo spostamento degli eserciti la “Regina Viarum” si trasformò ben presto, in un volano di sviluppo di relazioni commerciali oltre che di scambio tra le varie località collegate e costituì un importante modello di riferimento per il futuro sistema viario dell’Impero romano e dell’intero bacino del Mar Mediterraneo.
Un itinerario che assunse anche lugubri connotazioni quando, a seguito dell’insurrezione guidata da Spartaco, i ribelli furono catturati e crocifissi ai lati della strada fino ai confini con la Campania.
Ma l’Appia è stata anche la via dove sorse la prima catacomba e fu percorsa da Paolo per arrivare Roma e poi da Pietro assumendo, così, ben presto anche il ruolo di direttrice dei pellegrinaggi verso la Città Eterna.
La parte senz’altro più suggestiva della consolare è quella urbana da tempo inserita all’interno di una zona posta sotto la protezione della Soprintendenza, ma soltanto dopo le innumerevoli battaglie e denunce presentate da Antonio Cederna a partire dagli Anni Cinquanta del Novecento contro gli abusi edilizi perpetrati ai danni dell’antica via da chi aveva iniziato a stravolgerne l’assetto costruendo a ridosso delle opere di epoca romana palazzi, villette e manufatti che, alla lunga, ne avrebbero pregiudicato tutto il fascino.
Intanto Touring Club e Legambiente lanciano l’Appia Day 2024, con decine di iniziative in programma a partire dal prossino 22 settembre. Mentre il 31 luglio il Ministero della Cultura organizzerà un evento per celebrare l’iscrizione della Via Appia nella lista dei beni considerati patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.