Condanne per oltre 80 anni di carcere per i Casamonica: otto esponenti del gruppo, finiti arrestati nell’inchiesta “Noi proteggiamo Roma”, sono stati condannati oggi dal tribunale di Roma. Riconosciuta, per le posizioni di vertice, l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso.
La condanna più pesante inflitta a Feruccio Casamonica: 25 anni
Tra i reati contestati dal pm Edoardo De Santis al clan quelli di usura ed estorsione.
I giudici della prima sezione penale in particolare hanno condannato Ferruccio Casamonica a 25 anni, Gelsomina Di Silvio a 18 anni e 2 mesi e Giuseppe Casamonica a 17 anni.
Pene minori per Carolina Candit (6 anni e mezzo), Piero Iannini (5 e mezzo), Alessandro Presutti (4 anni e 10 mesi) e per Guerrino e Mirella Casamonica (2 anni e 8 mesi).
Tre le assoluzioni decise dai giudici di piazzale Clodio tra cui quella per Emanuele Scaramuzzo, così come chiesto anche dal pm.
“In una sentenza con condanne esemplari è ancora più importante il risultato di essere riusciti a chiarire la specifica posizione dimostrando l’estraneità del nostro assistito ai fatti contestati”, il commento dei difensori di Scaramuzzo, gli avvocati Salvatore e Federico Sciullo.
Stralciata, invece, per motivi di salute, la posizione di Raffaele Casamonica, difeso anche lui dai due penalisti che con tenacia sono riusciti a far prevalere la tutela del principio alla salute.
L’inchiesta
L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Roma aveva portato nel 2020 all’operazione “Noi proteggiamo Roma” – una ventina gli arresti – che aveva fatto emergere le attività di usura ed estorsioni da parte del clan Casamonica.
L’intercettazione chiave
In un’intercettazione depositata poi agli atti si sentiva dire: “Devono fare entrare organizzazioni forti a Roma, ecco perché ci vogliono distruggere a noi! La camorra e la ndrangheta. Gli dà fastidio perché noi proteggiamo Roma”.
In un’altra invece si sente proprio Ferruccio Casamonica dire: “Ti romperei la testa, non sai chi sono io. Ti spaccherei un bastone in testa. Le mascelle te romperebbi. Te porto proprio via, senno. Va a pija intanto sti 3mila euro…”
Proprio poche settimane fa anche la Cassazione aveva riconosciuto l’esistenza del 416 bis – l’associazione a delinquere di stampo mafioso – nei confronti di quattro esponenti del clan Casamonica, già condannati in primo e secondo grado con rito abbreviato nell’ambito della stessa inchiesta condotta dai magistrati della Capitale.
Nb. La sentenza è di primo grado quindi la colpevolezza degli imputati non può essere ritenuta definitiva. L’ultima parola spetta alla Cassazione.