“Domani 12 Ottobre, se il Cielo vorrà, finalmente ci sarà l’udienza. Aspettiamo. Come sempre confido nella Magistratura. Queste attese, questi rinvii sono anche psicologicamente e soprattutto emotivamente, molto faticosi…”. Con queste parole Graziella Viviano, la mamma di Elena Aubry, la ragazza 26enne deceduta il 6 maggio del 2018 cadendo dalla sua motocicletta mentre percorreva la via Ostiense alle porte del Lido, attende l’esito del secondo grado di giudizio nell’unico procedimento penale definito da una sentenza di primo grado nei confronti degli imputati.
Ansia e fatica ma anche fiducia nei magistrati, così la mamma di Elena Aubry si prepara all’udienza di domani
L’udienza in programma domani in tribunale era stata rinviata il 26 settembre scorso dai giudici d’appello del processo che riguarda l’unico imputato tra i sette rinviati a giudizio il 9 luglio del prossimo anno e che è stato condannato in prima istanza con rito abbreviato a due anni di reclusione per la morte della giovane. Sotto accusa la pessima manutenzione del manto stradale dissestato a causa dei mancati interventi sulle radici dei pini che avevano trasformato la strada in una sorta di circuito per moto da cross.
I magistrati avevano deciso di differire la pronuncia della sentenza relativa al secondo grado di giudizio per permettere ai legali dell’imputato di presentare alcuni documenti che il collegio aveva ritenuto importanti per garantire la “giusta completezza” del procedimento penale (leggi qui).
Anche questa sentenza non metterà, purtroppo, fine al calvario che Graziella Viviano vive con animo sofferto da quando apprese della morte della figlia e si recò sul luogo in cui si era verificato l’incidente mortale. “Il manto stradale era devastato e ricoperto da aghi di pino -aveva ricordato a margine dell’udienza conclusasi con un nulla di fatto alla fine del mese scorso- il pubblico ministero, la dottoressa Condemi, ha soppesato con i periti del tribunale la vergognosa realtà della via Ostiense: cordoli di aghi di pino in banchina dove addirittura erano ricresciute altre piante. Io non odio nessuno ma il lassismo, il non fare ciò che andava fatto, ha ucciso Elena. La sua morte è l’apoteosi del menefreghismo degli intoccabili”. Domani, è il suo auspicio, si dovrebbe conoscere l’esito della sentenza d’appello.
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