Roma: fino allo scorso 31 marzo era possibile effettuare gratuitamente dal proprio medico di famiglia un tampone diagnostico per l’individuazione dell’infezione da Covid 19. Ma dal 1 aprile questa prestazione clinica non è più rimborsata dal sistema sanitario regionale. I dettagli.
Regione Lazio, da aprile il tampone Covid non è più rimborsato. L’allerta dei medici di medicina generale: “Aumenterà inevitabilmente la pressione sui Pronto soccorso”
E’ scattata in queste ore dalla Federazione dei medici di medicina generale, la denuncia sull’introduzione di una nuova tassa sulla malattia Covid, con il pagamento del tampone totalmente a carico del cittadino.
La prestazione clinica era fino ad oggi rimborsata dal sistema regionale, mentre dal 1 Aprile il costo del tampone Covid -19 necessario per la diagnosi differenziale nelle patologie respiratorie, è totalmente a carico del cittadino.
Si tratta di una nuova tassa sulla malattia Covid, che ai medici lascerà come obbligo la notifica dei malati che senza tampone è impossibile: “Non si è trattato di un pesce d’aprile purtroppo – spiegano – ma di un ennesimo esborso da parte del cittadini. Soprattutto perché l’accertamento con il tampone Covid è necessario per differenziare l’infezione dalle altre patologie virali o batteriche, e nei soggetti fragili ancora di più“.
Negli anziani e soggetti fragili più esposti alle complicanze sistemiche del virus il tampone è ormai propedeutico per instaurare la terapia antivirale specifica oggi disponibile, che però va iniziata entro cinque giorni dalla comparsa dei sintomi, per una diagnostica corretta e peraltro precoce è obbligata per non rischiare gravi conseguenze.
Per la Fimmg Lazio (Federazione dei Medici di medicina generale del Lazio), questa nuova situazione aumenterà inevitabilmente la pressione sui Pronto soccorso, contrariamente alle intenzioni dichiarate della Giunta di ridurla: “Abbiamo già avvertito la Regione nei giorni scorsi e sollecitato provvedimenti atti a superare il problema, senza risposta, ora la Regione Lazio deve dire chiaramente se e come i Medici di medicina generale possano continuare a fare il loro lavoro di diagnosi e cura, rispetto ad una malattia che rimane pericolosa per i pensionati e per i soggetti più fragili“. – concludono.