Rischia di finire la carriera sul set di Daniele Carlomosti, altrimenti noto come Il Gigante de La Rustica. La procura ha appena chiesto la condanna a venti anni di carcere per associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso.
La procura contesta a Daniele Carlomosti, noto come Il Gigante de La Rustica, l’aggravante del metodo mafioso
Nel suo curriculum decine di comparsate nel cinema tra cui quelle in “Romanzo criminale”, “Un gatto in Tangenziale”, “Gangs of New York” con annessi selfie con Claudio Amendola, Christian De Sica, Alessandro Gassman, Tom Hanks fino a Ron Howard, regista e protagonista di Happy Days (con lui nella foto di copertina, il regista a sinistra e l’attore-imputato a destra)
“Dieci chili di fumo non me li leva neanche Totò Riina”, avrebbe detto mentre faceva pestare un suo debitore. “L’ho frantumato, legato dentro ai sacchi. Abbiamo videochiamato la moglie mentre lo prendevamo a mazzate”, si sarebbe vantato al telefono non sapendo di essere intercettato.
Usate come minaccia armi, pinze e trapani. Per un malcapitato che gli doveva – almeno secondo Carlomosti – 68mila euro i carabinieri hanno calcolato cinque ore di torture con l’accortezza di rivestire la stanza con sacchi di plastica per non sporcarla con gli schizzi di sangue.
In tutto la procura ha chiesto per 13 imputati, Carlomosti compreso, 145 anni di carcere, così alleggeriti dalla procedimento in abbreviato.
L’organizzazione avrebbe cercato di imporsi nel mercato dell’hashish romano usando se necessario anche le minacce con le pistole.
Come ricostruito dalle indagini dei carabinieri che hanno portato agli arresti dello scorso maggio (31 indagati totali, di cui 14 in manette), il nome di Carlomosti compare a vario titolo nelle principali inchieste sulla criminalità organizzata capitolina. (leggi qui)
Non avrebbe esitato neanche ad aprire il fuoco contro suo fratello. Anni difficili per il gruppo del presunto boss: le carte riportano che l’affare più grande della banda, il tentativo di importare una tonnellata di hashish via Spagna, viene mandato in fumo dalla polizia marocchina.
Chiesta anche la condanna di Armando De Propris
La procura ha chiesto nel procedimento anche la condanna per Armando De Propris, padre di uno dei killer condannati in primo grado per l’omicidio di Luca Sacchi (e lui stesso assolto dall’accusa di aver fornito la pistola). Armando De Proris sarebbe accorso a dare manforte nel pestaggio di un debitore.