Le serate autunnali riportano all’ambiente casalingo e con le temperature in calo e la stagione balneare alle spalle, cosa c’è di meglio di una rilassante “movie night”, meglio ancora se si tratta di pellicole d’autore?
Il ciclo autunnale dei film d’autore in prima serata su Canale 10 si aprirà sempre con la rubrica d’approfondimento su ogni pellicola
Canale 10 a questo scopo presenta il ciclo “Film Monster”, con inizio alle ore 21 sulla nostra emittente (tasto 10 del telecomando), con una anteprima curata da Alessandro Corazzi, dove ci verranno raccontati la trama, i premi vinti, le curiosità, gli aneddoti, ed in generale il dietro le quinte del film in programmazione.
La programmazione sarà arricchita settimana dopo settimana, ma intanto si parte con un ciclo davvero mozzafiato: la pellicola d’esordio sarà “i Diari della motocicletta” con Gael Garcia Bernal per la regia di Walter Selles.
Questo il programma completo dei primi film calendarizzati
sabato 8 ottobre alle 21,00 – “I diari della motocicletta”
sabato 15 ottobre alle 21,00 – “21 grammi”
sabato 22 ottobre alle 21,00 – “13 assassini”
sabato 29 ottobre alle 21,00 – “A dangerous method”
sabato 5 novembre alla 21,00 – “Il Padre”
Consultate sempre il nostro sito per rimanere aggiornati sul resto della programmazione con i grandi sabati di cinema sulle frequenze di Canale 10.
La trama de “I diari della motocicletta”
“I diari della motocicletta” (Diarios de motocicleta) è un blockbuster, campione d’incassi, del 2004 diretto da Walter Salles sulle avventure del giovane Ernesto “Che” Guevara, ispirato dai diari di viaggio Latinoamericana (Notas de viaje) dello stesso Guevara e dal romanzo biografico Un gitano sedentario (Con el Che por America Latina), dell’amico e compagno di viaggio del “Che”, Alberto Granado. Il film è stato presentato in concorso al 57º Festival di Cannes.
Il film ripercorre il lungo e avventuroso viaggio intrapreso dal giovane Ernesto Guevara e il suo amico Alberto Granado nel 1952 attraverso l’America Latina, inizialmente in sella alla motocicletta di quest’ultimo (una Norton 500 M18 del 1939 soprannominata “la Poderosa”) e successivamente a piedi o con i più disparati mezzi di fortuna.
All’epoca Ernesto “Fuser” Guevara è ancora un ventiduenne studente della facoltà di medicina e rugbista con il Club Atlético de San Isidro, mentre Alberto è un giovane biochimico ventinovenne che lavora in un ospedale locale. L’obiettivo che li spinge al viaggio è di lavorare in una colonia di lebbrosi in Perù anche se inizialmente lo fanno per il divertimento e l’avventura. Desiderano vedere il più possibile l’America Latina, mentre Granado non disprezza di accontentare tutte le donne che cadranno tra le sue braccia.
Il loro percorso pianificato è ambizioso, più di 14.000 chilometri in soli quattro mesi e mezzo, portandoli a nord attraverso le Ande, lungo la costa del Cile, attraverso il deserto di Atacama e nell’Amazzonia peruviana per raggiungere il Venezuela giusto in tempo per il trentesimo compleanno di Granado, il 2 aprile. Tuttavia, a causa della rottura di La Poderosa, sono costretti a viaggiare a un ritmo molto più lento, spesso a piedi, e non arrivano a Caracas che a fine luglio.
Durante la loro spedizione, Guevara e Granado incontrano la povertà dei contadini indigeni, e il film assume una maggiore serietà quando gli uomini ottengono un migliore senso della disparità tra gli “abbienti” (a cui appartengono) e gli “sfruttati” che costituiscono la maggioranza di coloro che incontrano viaggiando a piedi. In Cile, ad esempio, incontrano una coppia squattrinata e perseguitata costretta a vivere per strada a causa delle loro convinzioni comuniste. I due, quindi, accompagnano la coppia alla miniera di rame di Chuquicamata, dove Guevara si arrabbia per il trattamento degli operai.
Tuttavia, è una visita alle antiche rovine Inca di Machu Picchu in Perù che cambiano qualcosa nel Guevara in quanto le sue riflessioni si concentrano sul modo in cui una civiltà indigena capace di costruire tale bellezza possa essere distrutta dai creatori del degrado urbano inquinato della vicina Lima. Le sue riflessioni sono interrotte da Granado, che condivide con lui un sogno per rivoluzionare e trasformare pacificamente il moderno Sud America, a cui Guevara replica rapidamente: “Una rivoluzione senza armi da fuoco? Non funzionerà mai”.
Più tardi, in Perù, fanno volontariato per tre settimane nella colonia di lebbrosi di San Pablo. Lì, Guevara osserva sia letteralmente che metaforicamente la divisione della società, tra lo staff dei medici che vivono sul lato nord di un fiume e i lebbrosi che vivono al di là del fiume a sud. Per dimostrare la sua solidarietà e la sua convinzione medica che la lebbra non è contagiosa, Guevara rifiuta di indossare guanti di gomma durante la sua visita, come richiede la suora, scegliendo invece di stringere le mani nude e interagire normalmente con i pazienti lebbrosi sorpresi.
Alla fine del film, dopo il suo soggiorno nella colonia dei lebbrosi, Guevara conferma i suoi nascenti impulsi egualitari e anti-autoritari, mentre fa un brindisi di compleanno, che è anche il suo primo discorso politico. In esso invoca un’identità pan-latinoamericana che trascenda i confini arbitrari sia della nazione che della razza.
Guevara fa il suo simbolico “ultimo viaggio” di notte quando, nonostante il pericolo e la sua asma, nuota attraverso il fiume che separa le due società del lebbrosario, per trascorrere la notte in una baracca lebbrosa, invece che nelle cabine dei dottori. Più tardi, mentre si salutano in un aeroporto, Granado rivela che il suo compleanno non era in realtà il 2 aprile, ma piuttosto l’8 agosto, e che l’obiettivo di cui sopra era semplicemente un motivatore: Guevara replica che l’aveva sempre saputo.
canaledieci.it è su Google News:
per essere sempre aggiornato sulle nostre notizie clicca su questo link e digita la stellina in alto a destra per seguire la fonte.
Ostia, assalto dei set cinematografici: c’è pure Vita da Carlo 2