Sigilli alla Sfattoria degli Ultimi. Da centro leader per il recupero dei cinghiali cacciati e bersagliati in tutta Roma, a rifugio sotto sequestro per le condizioni pessime in cui erano costretti a vivere centinaia di animali.
Sigilli alla Sfattoria degli Ultimi: gabbie sporche e cinghiali denutriti, intervengono i carabinieri
I Carabinieri della stazione locale, insieme al Nipaaf, al Raggruppamento CITES, alla Polizia Locale e alla ASL Roma 1, hanno scoperto una situazione drammatica tra i capannoni della Sfattoria degli Ultimi: circa 320 animali ritenuti in condizioni di profondo degrado, tra cui 50 cinghiali affamati e rinchiusi in spazi angusti, privi di cibo, acqua e delle più basilari condizioni igienico-sanitarie.
L’area, nota come rifugio per animali in difficoltà, si è rivelata una struttura fuori norma e, secondo i rilievi, trasformata anche in una discarica abusiva.
Durante i controlli è stato inoltre scoperto un allaccio illecito alla rete elettrica pubblica, che ha aggravato ulteriormente il quadro delle irregolarità.
Sigilli anche in un allevamento privato
La situazione della Sfattoria è solo una parte di un’indagine più ampia: i controlli si sono estesi anche a un secondo sito, un allevamento privato a Prima Porta, dove sono stati trovati altri 10 cinghiali detenuti illegalmente e in condizioni incompatibili con la loro natura. Anche questo spazio è stato posto sotto sequestro.
Tutti gli animali coinvolti sono ora sotto sequestro in attesa di indicazioni da parte dell’autorità giudiziaria.
La Sfattoria degli Ultimi, tra utopia e realtà
La Sfattoria degli Ultimi è nata circa cinque anni fa da un’idea di un gruppo di volontari appassionati di animali e natura, determinati a creare un rifugio per creature abbandonate, maltrattate o in difficoltà. Inizialmente ospitava poche decine di animali: cavalli, capre, gatti e cani, curati con dedizione e passione, grazie a donazioni, eventi locali e l’impegno personale dei volontari.
Con il tempo, però, le richieste di accoglienza sono cresciute esponenzialmente: pullulavano cinghiali orfani o recuperati dal territorio, oltre ad altri animali selvatici. I costi sono lievitati e la gestione è diventata sempre più complessa: pochi fondi, carenza di personale qualificato, difficoltà burocratiche per le autorizzazioni e spese improvvise—come cibo, cure veterinarie e manutenzione delle strutture—hanno ulteriormente stressato il progetto.
Malgrado l’entusiasmo iniziale, la carenza di risorse, l’assenza di controlli regolari e la pressione legale hanno finito per sovrastare le buone intenzioni. Oggi, con il sequestro della struttura da parte delle autorità, si avvia una fase decisiva per capire se la Sfattoria degli Ultimi potrà rinascere con criteri più solidi oppure se sarà necessario reindirizzare gli animali verso strutture più adeguate.