Roma, “la promessa di un lavoro in Vaticano”: arcivescovo finisce a processo

L'arcivescovo nei guai in due procedimenti, cosa gli viene contestato

L'arcivescovo Salvatore Costanzo

Guai giudiziari per l’ex cappellano del carcere di Civitavecchia, l’arcivescovo Salvatore Costanzo. Il monsignore oggi arcivescovo della Chiesa Vetero-Cattolica Apostolica Missionaria Veritas è finito a processo davanti al giudice monocratico di piazzale Clodio a Roma con l’accusa di intralcio alla giustizia, per precisione induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria.

L’arcivescovo nei guai in due procedimenti, cosa gli viene contestato

Secondo la procura, Costanzo avrebbe cercato di impedire a un uomo — che lo aveva denunciato anni prima — di testimoniare contro di lui. I fatti risalgono al 2017, quando la vittima, ai domiciliari, aveva conosciuto il prelato.

Secondo quanto denunciato, l’allora cappellano avrebbe promesso, in cambio di 25mila euro, la revoca della misura cautelare e un lavoro da autista in Vaticano, sfruttando presunti contatti con alcuni magistrati. Promesse che si sarebbero rivelate infondate e, una volta scoperta la truffa, l’uomo ha sporto denuncia.

Nel tentativo di riparare, l’arcivescovo avrebbe restituito 13mila euro, ma l’inchiesta era già in corso.

Sempre secondo la procura, il prelato avrebbe poi cercato di convincere la vittima e suo fratello a non costituirsi parte civile e a non testimoniare in aula, affermando: “Così si va in prescrizione”.

Oggi l’udienza

La vittima ha invece scelto di parlare e oggi, 22 maggio, ha ricostruito in aula l’intera vicenda, rispondendo alle domande del pubblico ministero Mauro Masnaghetti. Proprio in seguito alla sua prima testimonianza, la Corte aveva già disposto la trasmissione degli atti alla procura, da cui è nata la nuova imputazione.

Il processo è ancora alle battute iniziali. L‘arcivescovo Costanzo da parte sua si è sempre dichiarato innocente sia per le vecchie che per le nuove accuse.