In una vasta operazione della Guardia di Finanza e i Carabinieri, sono state eseguite una serie di perquisizioni a tappeto in cinque Caf dislocati tra la Capitale e altre località laziali.
La maxi truffa messa in atto con le promesse illusorie di ottenere servizi Caf come la pensione sociale, o il rilascio di permessi di soggiorno
L’indagine ha come fulcro una donna, risultante la titolare dei centri, che ora è formalmente indagata per il reato di truffa aggravata. L’inchiesta è scattata a seguito delle denunce presentate da alcuni cittadini alla Guardia di Finanza e i Carabinieri, che si ritenevano vittime di un ingegnoso sistema fraudolento.
Promesse illusorie e denaro svanito: il meccanismo della truffa
Stando alle accuse, la titolare dei Caf avrebbe indotto i clienti a versare ingenti somme di denaro, per un ammontare complessivo che si aggira intorno ai 50mila euro, su un conto corrente intestato alla sua agenzia di servizi fiscali.
Le promesse illusorie per i malcapitati, erano allettanti: ottenere la pensione anticipata, la pensione sociale, agevolazioni per partecipare ad aste immobiliari, accesso a finanziamenti agevolati e persino il rilascio di permessi di soggiorno.
Speranze che si sono infrante contro un muro di inadempienze. In molti casi, le pratiche non sarebbero state mai avviate, mentre in altri casi, i clienti venivano reindirizzati all’INPS, nonostante fosse palese la loro mancanza dei requisiti necessari per ottenere i benefici per i quali avevano già pagato profumatamente.
Sequestro di documenti e materiale informatico: caccia alle prove della truffa
Nel corso delle meticolose perquisizioni, che hanno interessato sia l’abitazione privata dell’indagata che i cinque centri di assistenza fiscale incriminati, le forze dell’ordine hanno proceduto al sequestro di una considerevole mole di documentazione, sia in formato cartaceo che informatico.
Questo materiale è ora al vaglio degli inquirenti e viene ritenuto di fondamentale importanza per ricostruire nel dettaglio il presunto sistema truffaldino, identificare ulteriori vittime, e accertare l’entità complessiva del danno economico causato.
Dell’inchiesta che vede coinvolto un Caf di Roma, uno di Anagni e altri tre dislocati nei comuni di Monterosi, Nepi e Sutri si occupa la Procura di Frosinone, che mira a fare piena luce sulla vicenda dei centri di assistenza fiscale che avevano promesso facili guadagni e altrettanto facili risoluzioni burocratiche.