Il blitz e poi i sigilli. I carabinieri del Nas hanno proceduto in giornata al sequestro della sala operatoria dello studio medico privato di Cinecittà dove il 6 aprile la 62enne di Ardea Simonetta Kalfus, si era sottoposta a un intervento di liposuzione che dodici giorni dopo le è costato la vita. I militari già nei giorni scorsi avevano acquisito la cartella clinica e la documentazione sanitaria della donna.
Caso Kalfus, parla il chirurgo Carlo Bravi: “Sono un uomo disperato”
Scopo del nuovo blitz nello studio, disposto dalla procura e durato più di tre ore, quello di verificare la regolarità di autorizzazioni, il rispetto dei canoni sanitari e procedere poi al sequestro.
“Dire che sono disperato è poco”, le poche parole di sfogo del chirurgo estetico Carlo Bravi non appena uscito dallo studio di via Tito Labieno, a conclusione della procedura di sequestro. Lui è uno dei tre medici indagati per il caso Kalfus.
Sempre oggi si sono svolti i funerali della bancaria in pensione; la cerimonia religiosa nel primo pomeriggio nella parrocchia San Gaetano da Thiene ad Ardea.
Gettonato per gli interventi anche al seno
Qui, nella sala operatoria posta sotto sequestro, il chirurgo eseguiva interventi anche al seno, con accessi numerosi grazie al passaparola fra le pazienti. Come Simonetta Kalfus. Sia lei che i suoi familiari non sapevano che lo scorso settembre era stato condannato (in primo grado e a un anno) per un lifting al seno di una 38enne, che poi lo ha denunciato.
Il chirurgo
“Ho quarant’anni di professione alle spalle, molti trascorsi in prima linea nei pronto soccorso. Non sono un incosciente e ho una carriera da difendere – ripete il chirurgo a chi lo conosce – Aspetto anche io gli esiti delle indagini“.
I dodici giorni di agonia di Simonetta Kalfus
A far partire l’inchiesta, il 17 marzo, è stata la figlia della 62enne, Eleonora Rivetti, che, la sera prima del decesso della madre, ha sporto denuncia per quell’operazione estetica rivelatasi fatale.
Poche ore dopo l’intervento del dottor Bravi, da cui era stata indirizzata dall’amico anestesista ora indagato, aveva accusato i primi sintomi. Nei giorni successivi era stata quindi portata al pronto soccorso del Sant’Anna di Pomezia, clinica privata accreditata dalla Regione.
Dopo alcune analisi, Simonetta però è stata rimandata a casa con antidolorifici e antibiotici: l’ipotesi è che la dottoressa che l’ha visitata, indagata anche lei, abbia sottovalutato il quadro clinico.
Il 14 marzo per la Kalfus la situazione precipita e viene accompagnata al Grassi di Ostia. Il 18 la dichiarazione di morte.