Roma, lascia morire la compagna: condannato a 25 anni per omicidio

Omicidio per inerzia: 45enne di Trastevere condannato a  per la morte della compagna

Il Palazzo di giustizia di Roma

Un’agonia lunga tre giorni. Mentre la compagna moriva Fausto Chiantera, 45 anni, sperava che si aggiustasse tutto. Che lei guarisse e che nessuno sapesse che a provocarle quello stato fosse la dose di eroina regalata per i compleanno. Ma la donna, 40 anni appena compiuti, non era solo stata risucchiata da una overdose aveva una polmonite bilaterale fulminante che non le ha lasciato scampo.

Omicidio per inerzia: 45enne di Trastevere condannato a  per la morte della compagna

A distanza di tre anni dall’orrore – la donna è morta il 15 gennaio del 2022 il quarantacinquenne è stato condannato a 25 anni di carcere per omicidio volontario. Per i giudici della corte di Assise di Roma la donna è morta a causa della sua inerzia: poteva essere salvata se avesse chiamato un’ambulanza.

La relazione tra i due, iniziata nel 2020, ed era segnata da violenza e controllo da parte di lui. Chiantera, un 45enne di Trastevere possessivo e aggressivo, monitorava ogni aspetto della vita della compagna, controllando il suo telefono e limitandone i movimenti, persino i contatti con la figlia.

Nonostante i segnali di allarme, però lei, sperando in un cambiamento, aveva scelto di tornare con lui dopo un periodo di rottura.

Il tragico epilogo si consuma il 15 gennaio 2022, giorno del compleanno della donna. Chiantera le regala una dose di eroina, un gesto che segna l’inizio della fine. Nei tre giorni successivi, la donna lotta contro le conseguenze dell’overdose, mentre Chiantera rimane inerte, rifiutandosi di chiamare i soccorsi. Era certo che da sola potesse superare la crisi, così si limita a metterla sotto la doccia per rianimarla.

La procura puntava all’ergastolo

La sentenza della Corte d’assise ha accolto, invece, la tesi della Procura, che ha sottolineato la responsabilità di Chiantera nell’aver omesso di prestare soccorso causandone la morte. L’accusa aveva richiesto l’ergastolo, ma la Corte ha optato per una condanna a 25 anni.

La difesa di Chiantera ha sostenuto che l’uomo non potesse prevedere l’aggravarsi della situazione, una tesi che non ha convinto nessuno.