Gli Ospedali Riuniti di Anzio e Nettuno navigano in brutte acque tra macchinari obsoleti e personale insufficiente: un quadro che si specchia nelle inefficienze e nelle difficoltà che caratterizzano il sistema sanitario della Regione Lazio.
La sanità laziale soffre inefficienze che si allargano a macchia d’olio come accade negli Ospedali Riuniti di Anzio e Nettuno
A farne le spese sono sempre più cittadini costretti a rivolgersi al privato per eseguire esami diagnostici non rinviabili. E mentre i pazienti aspettano, il business dei centri privati prospera.
L’allarme sulle carenze dell’assistenza pubblica nella cittadina tirrenica è stato lanciato dal sindaco di Anzio, Aurelio Lo Fazio, che lamenta “problemi alla cabina elettrica a oggi insufficiente per garantire il corretto funzionamento di tutti i macchinari, come la Tac e la risonanza magnetica”.
La struttura ospedaliera serve un bacino dove vivono 100mila abitanti ma risale agli anni ’50. I lavori per il rifacimento e la messa in sicurezza degli impianti elettrici sono stati avviati ma i lavori sono fermi da tempo e nessuno sa quando verranno ripresi.
A questo si somma l’incognita che riguarda l’installazione di una nuova risonanza magnetica che dovrebbe essere acquistata grazie a uno stanziamento di 900mila euro a carico dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza ma che, per il momento, giace sulla lista dei buoni propositi.
Il risultato è che, anche a causa del funzionamento a singhiozzo delle Tac già operative, i tempi delle liste d’attesa lievitano e i pazienti sono costretti a rivolgersi a cliniche e laboratori privati.
Una situazione simile si registra anche a Velletri, comune da 50mila abitanti, dove l’acquisto di un apparato di ultima generazione, finanziato con 624mila euro a valere sui fondi per il Giubileo si è trasformato in un’odissea. Il collaudo della nuova tomografia assiale computerizzata era previsto per fine gennaio 2025, ma la macchina non è ancora utilizzabile e non permette di alleggerire il peso delle prenotazioni diagnostiche che gravano sulla rete sanitaria regionale.
Stesso copione a Colleferro all’Ospedale Leopoldo Parodi Delfino, bacino servito da 70mila persone, dove la nuova risonanza magnetica, costata 1,6 milioni di euro, si è rivelata incompatibile con l’impianto elettrico dell’ospedale.
“Quando si accendeva la macchina partiva, poi l’impianto elettrico non reggeva il sistema di raffreddamento -racconta un tecnico- e ‘pof’ si spegneva tutto”.
Il business dei centri sanitari privati cresce in modo esponenziale
A completare il drammatico quadro, si aggiunge anche la carenza di medici radiologi specializzati. Nella Asl Roma 5, che gestisce 6 ospedali in un’area popolata da mezzo milione di persone, c’è un’unica Tac funzionante ed è stata autorizzata l’assunzione di soli 16 specialisti in più mentre nel territorio della Asl Roma 6 che ne serve 600mila utenti la pianta organica è stata integrata con una sola risorsa.
Anche a Roma, il San Camillo che aveva avviato Tac e risonanze nel weekend per ridurre le liste d’attesa ha dovuto fermarsi per mancanza di personale.
Le inefficienze della sanità pubblica favoriscono i centri di diagnosi privati dove gli esami specialistici costano fino a 400 euro. A Sud di Roma, il Valmontone Hospital, che ha un fatturato annuo di 10 milioni di euro, vede per esempio aumentare in modo costante i propri ricavi.