Fiumicino, Comsubin rimuove una mina con 200 chili di Tnt nel nuovo porto commerciale (VIDEO)

Il reparto artificieri della Marina Militare rimuove una mina con 200 chili di Tnt nel nuovo porto commerciale

Sono stati i palombari del Gruppo Operativo Subacquei, meglio conosciuto come Comsubin (Comando Subacquei e incursori) della marina militare, a rimuovere oggi, venerdì 21 marzo, a rimuovere una mina con 200 chili di tritolo dal nuovo porto commerciale di Fiumicino.

Il reparto artificieri della Marina Militare rimuove una mina con 200 chili di Tnt nel nuovo porto commerciale

I “Navy Seals” distaccati presso il Nucleo S.D.A.I. (Sminamento   Difesa Antimezzi Insidiosi) di Napoli a Napoli, coadiuvati dal personale della Capitaneria di Porto di Roma e di Fiumicino, si sono immersi a una profondità di circa sei metri e a meno di cento metri dalla foce del Tevere sul Tirreno per gestire le operazioni di recupero di una mina da ormeggio Modello P200.

L’ordigno era stato posizionato dai tedeschi durante la Seconda guerra mondiale in funzione di contrasto a un possibile sbarco da parte degli eserciti alleati dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.

La presenza della mina era stata scoperta durante le fasi di supervisione e controllo della ditta incaricata di effettuare i lavori per la costruzione del porto e della nuova darsena destinata all’ormeggio dei pescherecci. Si trattava, quindi, di procedere alla messa in sicurezza delle rotte di ingresso e di uscita dallo scalo commerciale.

Il   residuato bellico è stato localizzato e quindi identificato dopo alcune delicate operazioni subacquee finalizzate alla bonifica dell’area.

L’ordigno è   stato, quindi imbragato e, successivamente recuperato, con palloni di sollevamento per rimorchiarlo nella zona di disinnesco dove è stato possibile neutralizzare il tritolo in esso contenuto.

La zona di operazioni è stata isolata e presidiata dal personale della Capitaneria di Porto di Roma che aveva supervisionato anche le alle fasi di recupero di altri quattro proiettili di medio calibro disinnescati nella stessa zona nei giorni scorsi.

Si è trattato, in questo caso, di munizioni di artiglieria pesante che furono utilizzate dalle batterie costiere dopo lo sbarco delle truppe alleate in Sicilia il 9 giugno del 1943 e prima della liberazione di Roma avvenuta nella notte tra il 4 e il 5 giugno 1944.

Gli ordigni bellici di artiglieria pesante censiti sino a ora in quella zona sono stati complessivamente cinque, quattro di questi -ha detto a canaledieci.it Silvestro Girgenti, Comandante della capitaneria di Porto di Roma e Fiumicino- sono stati fatti brillare grazie all’ottimo lavoro svolto dal Nucleo Sdai in condizioni meteorologiche, particolarmente favorevoli a noi il compito di garantire la sicurezza della navigazione nella zona di intervento”.

Le operazioni effettuate nello specchio d’acqua antistante l’area dei lavori del nuovo scalo portuale sono state condotte preservando l’ecosistema marino e senza causare danni a cose e persone.

Cosa fare in caso di ritrovamento di un ordigno bellico inesploso

Con un’apposita ordinanza la Capitaneria di Porto ha, infatti, delimitato il perimetro della zona di intervento dove è stato disposto il divieto di navigare, ancorare e sostare con qualunque unità, sia da diporto sia ad uso professionale oltre che di praticare la balneazione, le immersioni subacquee e attività di pesca di qualsiasi natura sino alla fine delle operazioni.

Poiché la presenza di altri materiali bellici in quel tratto di costa è probabile, la Guardia Costiera e gli specialisti della Marina Militare ricordano “a chiunque dovesse trovare oggetti che per forme e dimensioni possano richiamare un ordigno esplosivo o parti di esso, che questi manufatti possono essere molto pericolosi e non devono essere toccati o manomessi in alcun modo”.

Bisogna quindi denunciarne immediatamente il ritrovamento alla locale Capitaneria di Porto o alla più vicina stazione dei Carabinieri, così da consentire l’intervento del Comsubin e il ripristino delle condizioni di sicurezza del tratto di mare dove sono rimasti per più di 80 anni”.

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