La maxi operazione dei Carabinieri scattata all’alba di questa mattina, martedì 18 marzo, è stata resa possibile grazie a un’attenta ricostruzione delle principali piazze di spaccio della capitale oltre che dei suoi principali protagonisti.
La mappa dei quartieri dello spaccio nel mirino della maxi operazione a Roma contro il traffico di stupefacenti
Le indagini effettuate dai militari dell’Arma del Comando provinciale, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, coprono un’ampia gamma di reati che vanno dall’associazione a delinquere per il traffico di stupefacenti alla detenzione e al porto illegale di armi di notevole potenza.
Il periodo preso in considerazione va dal mese di marzo del 2018 al febbraio del 2024. Arco di tempo durante il quale la capitale è stata inondata da fiumi di droga per un volume di affari di decine di milioni di euro al mese.
Gli arresti e i sequestri patrimoniali hanno riguardato ampie porzioni della periferia romana: Tor Bella Monaca, Quarticciolo, Quadraro, Cinecittà, Tuscolano, Giardinetti, Primavalle e Casalotti.
Dalle indagini è emerso il profilo di una piovra capace di estendere i suoi tentacoli con l’obbiettivo di accaparrarsi il monopolio delle piazze di spaccio più importanti, ma anche di imporre ai capibastone delle varie zone la fornitura a prezzi più elevati di cocaina che veniva assicurata da due indagati di nazionalità albanese: Altin Sinomati e Renato Muska.
Il sodalizio criminale si avvaleva di altri personaggi di spicco nel mondo della criminalità organizzata e di una rete di appoggio di altissima pericolosità, dotata addirittura di armi da guerra e di bombe a mano.
Nel duro colpo inflitto al narcotraffico nella Capitale, con la maxi operazione condotta dalla DDA e dai Carabinieri di Roma figura, tra gli altri, anche Raul Esteban Calderon, già condannato il 4 novembre dello scorso anno alla pena dell’ergastolo in primo grado dalla Corte d’Assise di Frosinone per l’omicidio di Shehaj Salavdi detto “Simone”, avvenuto il 20 settembre 2020 a Torvaianica. Lo stesso Calderon che è imputato nel processo per l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, detto “Diabolik”, con l’accusa di essere stato il killer che lo ha eliminato sparandogli in testa al parco degli Acquedotti.
I metodi violenti con cui il clan controllava il territorio
Secondo quanto risulta dalle intercettazioni e dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia il clan è riuscito, grazie alle sue elevate capacità di infiltrazione, a reclutare manodopera anche tra gli adolescenti “stì ragazzetti –si legge negli atti della Procura- crescono tutti con i nomi di Peppe Molisso e Bennato e ‘sta cosa si rafforza. Molisso a Cinecittà è diventato il Michele Senese di dieci anni fa e Bennato uguale”.
Chi si poneva sotto la loro alla protettiva, secondo i magistrati, godeva di un’immunità frutto della capacità della banda di risolvere i contrasti ai vertici delle piazze di spaccio, sostituendone o confermandone i titolari, oppure intervenendo a difesa dei singoli capi nei confronti di nuovi concorrenti intenzionati a entrare nel ricco mercato degli stupefacenti.
Tentativi che venivano, regolarmente, soffocati con il compimento di eclatanti atti di violenza.
E’ opportuno ricordare che qualsiasi persona arrestata, fermata, denunciata, oppure indagata e rinviata a giudizio in ogni stato e grado del procedimento penale deve essere considerata innocente sino alla pronuncia di una sentenza di condanna definitiva nei suoi confronti.
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