Lutto nel mondo del giornalismo romano: è morto Massimiliano Morelli, direttore responsabile di VignaClaraBlog.it, voce di Roma Nord, e da un anno collaboratore de Il Messaggero.
Massimiliano Morelli, l’addio di chi gli ha voluto bene: l’impegno per il giornalismo vecchio stile e il suo dolore più grande
Morelli è stato trovato ormai senza vita la notte scorsa, nella sua casa di Vallerano. Aveva 62 anni. Non rispondeva al telefono, poi l’agghiacciante ritrovamento.
Sette anni fa il suo dolore più grande, la morte del figlio Emiliano, videomaker e colto all’improvviso da un infarto all’età di 23 anni. A lui aveva dedicato uno degli ultimi libri. Lascia la moglie e il figlio Leonardo.
In trent’anni di professione aveva diretto un’agenzia stampa, condotto tg e scritto una decina di libri. Amava il mondo della sport, Gigi Riva, il Cagliari.
“Si definiva “un romano trapiantato nella Tuscia”; circa sedici anni si era infatti trasferito con la famiglia a Vallerano perché stanco di vivere nella capitale, troppo caotica. Ma amava fortemente Roma, guai a chi gliela toccava”, lo ricorda la sua redazione.
Massimiliano Morelli era un giornalista ironico e garbato e nonostante il suo impegno sul web amava lavorare sempre alla vecchia maniera, cercando di raccontare i fatti per quello che erano non per acchiappare “like. Diceva che per svolgere questa professione, oggi sempre più distante da quella d’un tempo, “servono pazienza (tanta), sopportazione (altrettanta) e resilienza (ancor di più)”.
Il saluto dei colleghi
“Portava suo figlio in passeggino, in redazione. Aveva il classico fare del cazzone romano. Era spensierato – lo ricorda Roberta Gentilini – Decenni dopo, il caso ci ha fatto incontrare in conferenza stampa alla Camera.“Mio figlio non c’è più. Te lo ricordi?” è la prima cosa che mi ha detto con uno sguardo che non descriverò. Non ci siamo più incrociati. Sono passati altri anni e oggi apprendo della sua morte. Strana la vita. Amen”.
“Ciao Massimiliano Morelli – scrive Francesco Caremani – Restano i nostri ricordi insieme, il viaggio a Bruxelles, la chat di WhatsApp e tu che mi chiamavi Frenzis, non ci credo…Troppo dolore tutto insieme”.