Marito e moglie arrestati per usura e estorsione a Roma. Prestavano volentieri soldi ad amici e conoscenti in difficoltà per poi trasformarsi a stretto giro in cravattari senza scrupoli.
Usura e estorsione i reati contestati alla coppia: le indagini partiti da cinque colpi di pistola esplosi in un palazzo
A far scattare le manette per la coppia gli agenti del III Distretto Fidene-Serpentara in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Una indagine partita in seguito lla segnalazione di una sparatoria all’interno di un palazzo di via Val Melaina, avvenuta il 25 giugno scorso.
Tutto è iniziato con la segnalazione della sparatoria all’interno di un palazzo, dove gli agenti della polizia hanno rinvenuto cinque bossoli, uno dei quali inesploso. Nella stessa notte, un incendio doloso ha distrutto un’auto, successivamente identificata come di proprietà della donna coinvolta. Sospettando una connessione tra i due episodi, gli investigatori hanno avviato un’indagine, scoprendo che i due coniugi, già noti alle forze dell’ordine per reati simili, gestivano un’attività illegale di prestito con tassi usurari.
Il metodo dei due ‘cravattari’
Secondo le indagini, la coppia approfittava delle difficoltà economiche di amici e conoscenti per prestare loro somme di denaro, per poi trasformarsi in spietati cravattari. I tassi d’interesse richiesti superavano il 350% e, in caso di ritardi nei pagamenti, i debitori venivano minacciati di morte. Inoltre, la riscossione dei debiti avveniva solo tramite pagamenti in contante o su carte prepagate, con metodi violenti e intimidatori.
Le vittime venivano costrette a restituire somme ben superiori a quelle ricevute. Un esempio è quello di un uomo che, dopo aver preso in prestito 6.000 euro, è stato obbligato a restituirne 30.000. Al momento del pagamento finale, sotto minaccia, è stato costretto ad accettare un ulteriore debito di 15.000 euro, da restituire in 10 rate mensili.
Un’altra vittima si è vista minacciare la perdita della propria casa, se non avesse saldato il suo debito. Le indagini, condotte dal Distretto Fidene-Serpentara, hanno permesso di raccogliere prove decisive grazie all’analisi dei tabulati telefonici.
Questo ha portato all’arresto della coppia, con l’uomo ora rinchiuso nel carcere di Crotone, mentre la moglie è agli arresti domiciliari. Un’indagine meticolosa che ha posto fine a una truffa ben orchestrata, che aveva ridotto molte persone in condizioni di terrore e oppressione.