Roma, pusher sfregiato per i soldi della droga: due condanne

Per il pusher sfregiato a colpi di coltello condannati due trentenni romani: lo sfregio come monito per la droga sparita

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Sfregiato con un coltello alla testa, malmenato e rapinato davanti a una dozzina di testimoni, il tutto come monito, per lui e per gli altri. Avrebbe dovuto riconsegnare tutta la droga che gli era stata affidata, a prescindere se gli fosse stata sequestrata o meno.

Per il pusher sfregiato a colpi di coltello condannati due trentenni romani: lo sfregio come monito per la droga sparita

L’esecuzione di piazza, stile narcos, qualche anno fa a Tor Bella Monaca. Ora la sentenza decisa a piazzale Clodio. PiĂą di nove anni per i due “torturatori”.

La vittima un tunisino di trent’anni, da dieci in Italia. Viene accoltellato e sfregiato davanti a un cerchio di testimoni in strada, in via dell’Archeologia, perchĂ© ritenuto un furbastro che aveva fatto sparire della droga. Droga che in realtĂ  gli era stata sequestrata in un arresto.

La vendetta è stata servita così. Due pugnalate ad una gamba e un taglio profondo in testa, dalla fronte alla nuca, dopo aver sottratto alla vittima 300 euro, la catenina d’oro e persino un pacchetto di sigarette. Sfregiato per monito affinchĂ© nessuno ci provasse in piĂą a far sparire droga.

Fabrizio Tamburrelli, 32enne, e Daniele Russo, 31enne, entrambi romani, per quella aggressione plateale sono stati ora condannati a nove anni e 4 mesi di carcere. Erano accusati di rapina, lesioni personali, minacce e porto d’arma in luogo pubblico.

L’aggressione

Durante il lockdown, il tunisino residente in Italia da una decina di anni, era stato arrestato per spaccio aTor Bella Monaca. Era riuscito ad ottenere la messa alla prova per la ridotta quantitĂ  di dosi con le quali era stato trovato. Altra droga, però, era sparita. Russo e Tamburelli credevano l’avesse rubata e comunque rivolevano i soldi pattuiti per lo smercio.

Dopo pochi mesi – è la fine di agosto 2020 – l’aggressione in strada, davanti a dieci, quindici persone, tutte rimaste in silenzio a guardare, mentre il tunisino veniva sfregiato, malmenato e rapinato.

Prima le minacce, poi una raffica di colpi: “Lo colpivano con calci e pugni e con un coltello alla testa e alla coscia sinistra”, riporta il capo di imputazione. Non solo, dalle sue tasche, avevano rubato “300 euro e un pacchetto di sigarette”, infine gli avevano “strappato dal collo una catenina d’oro”.

Minacce di morte

Tamburrelli e Russo lo avevano anche minacciato di morte se li avesse denunciati. Sul posto erano intervenute le forze dell’ordine ma nel frattempo erano spariti tutti. A spiegare il motivo dell’agguato-monito era rimasta solo la vittima, sanguinante. Da lì sono partite le indagini e poi il processo in cui è stato assistito dall’avvocato Gabriele Vescio.

Dopo poco l’arresto, Tamburrelli – ritenuto l’autore materiale delle coltellate – è stato trovato con tracce ematiche della vittima sui pantaloni. Per l’altro è bastato il riconoscimento da parte della vittima. Il pm Francesco Minisci, titolare delle indagini, aveva chiesto una condanna a sette anni e mezzo. I giudici dell’ottava sezione penale ne hanno disposto una piĂą pesante.