Ritratto a tutto tondo di una famiglia che ha scritto un pezzo della variegata storia del Lido. Quattro generazioni, inclusa quella attuale, accomunate da un’unica radice: quella che risale a Francesco Remondi il capostipite giunto da Carpi, località situata nella pianura modenese, per bonificare le paludi situate a ridosso del Lido di Roma come tanti conterranei.
A Ostia il bar Remondi ha festeggiato 80 anni, radici che uniscono il litorale romano alla terra di Romagna
La bonifica lascerà spazio alla ristorazione solo dopo la nascita di Ruggero, classe 1900 che sposa Ines Brancolini, anche lei discendente di bonificatori giunti da Mirandola di Modena. I romagnoli, progenitori di tutto ciò che darà origine ai primi caseggiati affacciati sul Tirreno. Dal barocchetto romano ispirato all’art decò degli Anni Venti alle costruzioni di epoca fascista.

La storia della famiglia Remondi si intreccia con le vicende del quartiere marittimo e sono raccontate nel libro “Ostia ieri e oggi” di Giulio Mancini. Quando Ruggero e Ines arrivano a Ostia è il 1927. Ruggero si è fatto le ossa come muratore e ha partecipato anche ai lavori per la costruzione della colonia Marina Vittorio Emanuele III. Poi opta per un altro mestiere e prende servizio come cameriere nei primi ristoranti chi si affacciano sul mare. Lo stabilimento Roma, il ristorante la Scaletta.
Ruggero ha scampato per un solo anno la chiamata alle armi dei giovani del 1899 che sacrificarono la loro vita sul Piave e sull’Isonzo ed è troppo anziano per prendere parte al secondo conflitto mondiale.
Ha quarant’anni e, insieme a Ines, a messo al mondo cinque figli: Zoe (1923), Elsa (1930), Silvana (1932) Mario (1936) e Franco (1939). Dopo l’armistizio del 1943, anche Ostia cade sotto l’occupazione germanica e il locale dove Ruggero lavora, nei pressi della posta costruita durante il Ventennio fascista, è frequentato anche da ufficiali nazisti.
Il popolo soffre la fame mentre i militari non rinunciano a pranzi abbondanti ma tutto quel ben di Dio lasciato a fine pasto lo prendono proprio i dipendenti del ristorante. Ruggero riesce così a dar da mangiare alla sua numerosa famiglia accasata nell’appartamento di via Celli.

Durante i bombardamenti alleati ci si rifugia ai piedi della chiesa Regina Pacis che, forse propiziò un vero miracolo quando una bomba sganciata da un velivolo angloamericano si incastrò sotto un palazzo ma senza esplodere.
La fine della guerra arriva a Roma insieme alle truppe americane del generale Mark Clark che liberano la capitale nella notte tra il 4 e il 5 giugno del 1944. Con lo sfollamento i Ramondi che si erano spostati a Monteverde in casa di alcuni parenti e finalmente tornarono sul Lido ebbero la brutta sorpresa di trovare la loro casa occupata e dovettero trasferirsi in via Rutilio Namaziano 42.
Proprio quello che sembrava un trasloco forzoso e al tempo stesso sfortunato segnò una nuova svolta nella vita lavorativa di Ruggero Ramondi che inizia a lavorare nel bar latteria di via Aldobrandini 33.
Il locale è “Meglio conosciuto come ‘bar della zinnona’ -scrive Giulio Mancini autore del libro ‘Ostia ieri e oggi’- per via della procace commessa che sedeva alla cassa. Era uno dei due bar di un certo Pistilli, l’altro era a Testaccio”. Alla fine del 1944, quando il titolare decide di lasciare l’attività Ruggero gli subentra e ne diventa proprietario.
Non sono tempi facili, a differenza di ciò che farebbe pensare l’avvento degli Anni Cinquanta forieri dell’imminente miracolo economico italiano. La borsa nera rimane attiva anche nell’immediato dopoguerra. Manca anche lo zucchero e per addolcire il caffè si scartano le caramelle al miele per utilizzarne il ripieno. E’ l’epoca in cui la consegna del latte viene fatta in grossi bidoni di alluminio.
Poi corrono veloci gli anni del boom che segna anche l’inizio di uno sviluppo edilizio accelerato anche a Ostia. All’angolo tra via Orazio dello Sbirro e Corso Duca di Genova, proprio di fronte al bar latteria di via Aldobrandini viene costruito un palazzo nuovo. E’il 1964 e, al pian terreno, Ruggero Remondi apre il suo secondo bar.

Presto gli accampamenti dei nomadi lasciano spazio ai quartieri nuovi la clientela cresce in modo esponenziale mentre i bar dove gustare un buon caffè si contano ancora sulle dita di una mano. Ruggero lascia progressivamente spazio ai Remondi di seconda generazione e uno dei suoi figli, Mario, decide di trasferirsi momentaneamente in Brasile dove, nel frattempo, si era trasferita con il marito la sorella Zoe.
Le grandi piantagioni brasiliane del caffè e la prima torrefazione del Lido
Mario visita le grandi piantagioni brasiliane e, al suo ritorno in patria, sistema nel nuovo bar una piccola macchina per la tostatura del caffè. Quell’apparecchiatura è il lampo di un’idea geniale che porta Remondi a essere la prima torrefazione sul Lido di Roma. Un primato che durerà ancora molti anni e il cui segreto sta in una miscela speciale per il caffè napoletano, una miscela dovuta proveniente anche da piccoli coltivatori sudamericani. Il 30% è fatta di caffè di qualità Santos, il 20% di Costarica, il 20% viene dal Guatemala e il 10% da Haiti.
Una formula di successo che è ancora oggi il marchio di fabbrica del locale di via Orazio dello Sbirro. La torrefazione con il tempo è stata ceduta ma la miscela personalizzata è ancora quella apprezzata dei clienti che la degustano al banco oppure comodamente seduti ai tavolini del locale.
Come accade nelle migliori famiglie le parentele si estendono anche ad altri cognomi che hanno lasciato tracce importanti nella variegata storia di Ostia. E’il caso di Elsa, una delle figlie di Ruggero che dopo il periodo delle adunate in epoca fascista con la divisa fatta da una felpa bianca, una gonna blu plissettata e le scarpe da ginnastica, sposerà Alfio Iosa.
La quarta generazione di eredi e il futuro del locale
Alfio è discendente dei proprietari di un banco di tessuti nel mercato di Piazza Tor San Michele. La loro unione viene battezzata a colpi di cappuccino tutti quelli che Alfio dovette bere per avere una scusa con cui sostare al bar in modo pressoché permanente e per convincere Elsa fino a prendersi una colica renale per quanti ne aveva dovuti consumare. Si sono sposati nel 1959 e lo stesso anno hanno aperto un negozio di merceria in via della Stazione Vecchia. La sorella Silvana sposerà Roberto Smarchi, anch’egli discendente di un’importante famiglia che sul Lido aveva aperto uno storico panificio.
Intanto il bar Remondi viene portato avanti dalla terza generazione di imprenditori. Cambiano i tempi, ma non cambia il marchio di fabbrica. Quello di un locale incentrato sul caffè di alta qualità e di altri prodotti di gastronomia di primissima scelta: dai cioccolatini ai panettoni doc venduti nel periodo natalizio.
Nel 2024 il bar Remondi ha tagliato il traguardo degli 80 anni. Alla fine dello scorso anno, non essendoci una data precisa in cui collocare i festeggiamenti di un anniversario così importante, viene organizzato un evento per celebrare l’intera storia. La storia di un presente che si apre ai discendenti della quarta generazione e che gli eredi attuali sintetizzano con una frase: “Per il futuro tutto può succedere”.