La premier Giorgia Meloni è indagata a Roma per favoreggiamento e peculato per il rimpatrio del comandante della prigione libica di Mittiga, Osama Njeem Almasri, considerato un torturatore e ricercato dalla Corte penale internazionale (Cpi) per crimini di guerra. Almasri fermato a Torino, nei giorni scorsi, è stato riaccompagnato a stretto giro dall’Italia in Libia con un volo di Stato. Espulso per il Governo, liberato per l’opposizione.
La premier ha ricevuto l’avviso di garanzia firmato dal procuratore capo di Roma Lo Voi: l’annuncio social
L’annuncio dell’avvio dell’indagine è stata resa nota dalla stessa premier sui social con un videomessaggio in cui ha annunciato anche che risultano indagati i ministri della Giustizia Carlo Nordio e dell’Interno Matteo Piantedosi, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.
“La notizia è questa – ha detto Meloni in un video – Il procuratore della repubblica Lo Voi, lo stesso del, diciamolo, fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona, mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamnto e peculato in relazione al relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino libico Almasri; avviso di garanzia che è stato inviato anche ai ministri Nordio, Piantedosi e Mantovano”.
Secondo Meloni, all’origine dell’indagine c’è la denuncia dell’avvocato “Luigi Li Gotti, ex politico di sinistra, molto vicino a Romano Prodi, conosciuto per aver difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi”.
Nella denuncia, corredata anche da un resoconto giornalistico dei fatti, LI Gotti ha chiesto “che vengano svolte indagini sulle decisioni adottate e favoreggiatrici” di Almasri, “nonché sulla decisione di utilizzare un aereo di Stato per prelevare il catturato (e liberato) a Torino e condurlo in Libia“.
Bersani: da Meloni una bugia
“Meloni ha pubblicato un video dove sventola un foglio dicendo che e’ un avviso di garanzia – il commento pungente di Pier Luigi Bersani – Io non so cosa sia, ma in Italia la Procura che riceve una denuncia verso un ministro deve, senza indagare, trasmetterla al Tribunale dei ministri, che poi deciderà, e informare i diretti interessati. Se eè avvenuto questo, non è possibile che il capo di un governo inizi il suo dire con una tale bugia. E’ un atto dovuto“.
Occhi puntati sull’Italia
La notizia del videomessaggio della premier italiana ha fatto subito il giro dei media occidentali, dalla Bbc, al Guardian, al Washington Post. Ed ancora al New York Times, fino a quelli arabi, come al Jazeera.
L’opposizione compatta: la premier chiarisca
“Avviso di garanzia o meno, la premier deve chiarire quanto accaduto”. Questa la tesi delle opposizioni che per domani, alla vigilia delle informative dei ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, hanno convocato una conferenza stampa alla Camera. Ci saranno le testimonianze di alcune vittime del criminale libico e sono attesi anche i leader delle opposizioni.
“Le questioni giudiziarie – sottolinea Elly Schlein – non attengono al nostro lavoro, ma è sul piano politico che insistiamo dall’inizio chiedendo a Giorgia Meloni di non nascondersi dietro ai suoi ministri e venire lei domani in Aula per chiarire al Paese per quale motivo il governo ha scelto di riaccompagnare a casa un torturatore libico per il quale la Corte penale internazionale aveva spiccato un mandato di arresto“.
Per Giuseppe Conte l’annuncio via social sull’avviso di garanzie e il tenore del video della premier, confermano che “la ricetta di Meloni e soci è sempre la stessa: complottismo e vittimismo, dai treni ai migranti. Non lasciatevi distrarre: lo fanno per non parlare dei loro errori e dei problemi reali dei cittadini, dei tagli sulle buste paga, delle zero-soluzioni su carovita e crisi industriale”.