(Adnkronos) – L'anniversario dei primi casi Covid in Italia e in Europa, la coppia cinese di Wuhan ricoverata all'Inmi Spallanzani di Roma cinque anni fa, "ci ricorda che abbiamo imparato sulla nostra pelle cosa significa la globalizzazione, anche sanitaria, ovvero guardare oltre il nostro cortile. Abbiamo imparato che tutto ciò che accade in luoghi apparentemente lontani – ma oggi cosi vicini – ci riguarda. Ora sappiamo che l' impreparazione di un paese fa danni gravi e come ogni tragedia dovremmo fare in modo che non accada più". Così all'Adnkronos Salute l'ex direttore dell'Inmi Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, torna a 5 anni di distanza a quei giorni difficili dove la piazza con la fontana dello Spallanzani divenne per i romani e per tutti gli italiani un luogo simbolo della lotta alla pandemia.
Il medico, tra i pochi a parlare con ottimismo agli italiani durante la prima ondata, lancia un appello alla politica, "non dimentichiamo il personale sanitario". Seconda Vaia, gli operatori "non sono mai stati degli angeli ma soltanto persone che hanno svolto il loro lavoro ma è arrivato il momento di mettere mano, per davvero, ad una rivalutazione di tutte le figure professionali sanitarie e sociosanitarie, ad una loro migliore retribuzione e ad una riflessione sulla attività intramoenia che, così come è oggi, accanto alle liste d'attesa anche da questa prodotte, sono la vera vergogna di questo tempo".
Oggi però la sfida per Vaia – dimessosi dalla direzione della Prevenzione del ministero della Salute e nominato tra i componenti dell'Autorità Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità – è tornare tra le persone e occuparsi dei diritti dei più fragili e dei disabili. "Vanno tutelati i loro diritti. In un paese sempre più anziano bisogna lavorare per un invecchiamento attivo e in salute. Serve un maggior impegno nella prevenzione delle malattie croniche e croniche-degenerative che producono le nuove disabilità. Abbiamo, forse, appreso che siamo indietro, molto indietro nel welfare e che è il momento di superare la vecchia dicotomia tra sociale e sanitario", conclude Vaia. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)