Quella terribile mattinata del 16 ottobre 1943, giorno del rastrellamento al Ghetto di Roma, segnò il drammatico destino di 1023 ebrei uomini, donne e bambini: deportati ad Auschwitz dai nazisti, tornarono vivi solo in 16. Uno degli scampati a quel blitz condotto in quell’alba di un sabato maledetto, fu Emanuele Di Porto che allora aveva solo 12 anni e che deve la sua salvezza alla mamma Virginia e al grande cuore dei tramvieri romani.
La drammatica vicenda di Emanuele Di Porto, il piccolo salvato dai tramvieri romani: sarà lui stesso a raccontarla. La sua storia anche in un albo illustrato dedicato ai bambini
La vicenda di quel bambino, oggi lucido 92enne, sarà raccontata dal protagonista stesso giovedì 30 gennaio, in occasione delle commemorazioni per la Giornata della memoria. Emanuele Di Porto, la storia del quale è raccontata nel libro per immagini “Il bambino del tram” (ed. Orecchio Acerbo), sarà dalle ore 17,30 presso Bibliolibrò Bookshop (corso Duca di Genova 4b) insieme con l’illustratrice del volume Isabella Labate, Premio Andersen 2024.
Si tratta di un evento di preziosissimo valore per la memoria della Shoah che ha stravolto la vita di chi è rimasto e distrutto quella di chi, solo per la sua religione, è stato deportato e ucciso. Emanuele Di Porto quella mattina fu salvato prima dalla madre, che lo buttò giù dal camion dove i soldati tedeschi li avevano caricati, e poi dai tramvieri romani. “Mia madre m’ha rimesso al mondo due volte” racconta Emanuele Di Porto riferito al gesto della madre che lo ha salvato urlando alle SS che quel ragazzino non era ebreo.
Il ragazzino, per paura di incorrere nuovamente nella cattura, arrivò fino a piazza di Monte Savello dove faceva il capolinea la circolare e salì sul tram che percorreva il lungotevere di fianco al Ghetto. A bordo del mezzo venne accolto dal bigliettaio. “So’ ebreo, me stanno a cerca’ i nazisti” sussurò al vetturino che non solo lo fece sedere vicino a lui condividendo una ciriola con la frittata, ma lo affidò ai colleghi dei turni successivi.
Per due notti Emanuele dormì sul tram fermo nel deposito, girando sul mezzo per la città durante il giorno. Fino a che non venne riconosciuto da un vicino: “Tuo padre ti sta a cerca’, pensa che ti hanno portato via i tedeschi”. Così Emanuele fece ritorno da papà Settimio nella casa di via della Reginella, dove abita ancora.
Per questo 92enne, che considera la memoria della sua storia una responsabilità e un diritto, l’occasione proposta da Bibliolibrò sarà un’occasione preziosa per far capire a giovani ed adulti l’orrore di quell’olocausto e l’obbligo di evitare che una tragedia simile si compia nuovamente.