Ostia, il Piano di Azione per i campi nomadi del Comune prevede una riduzione del 30% entro il 2026

Gli ostacoli che impediscono di attuare il Piano di Azione per i campi nomadi del Campidoglio

La progressiva espansione degli insediamenti abusivi per senza dimora recentemente segnalata nella zona di Ponente di Ostia, mette ulteriormente in crisi la possibilità che il Comune di Roma Capitale riesca a raggiungere gli obbiettivi previsti nel Piano di Azione per attuare le norme varate in materia dall’Unione Europea.

Gli ostacoli che impediscono di attuare il Piano di Azione per i campi nomadi del Campidoglio

Entro il 2026, secondo quanto previsto dal Piano di Azione per i campi nomadi messo a punto dall’Assessorato alle politiche sociali del Campidoglio il target minimo è di ridurre almeno di un terzo il numero dei Rom e dei Sinti privi di alloggi adeguati nella metropoli.

Un traguardo difficile, non solo per Ostia, considerando che le popolazioni nomadiche stanziate nella capitale sono formate da più di 2mila persone e solo per il 15,65% da cittadini italiani inseribili nei programmi di housing sociale. Il 60,6% proviene dai Paesi della ex Jugoslavia (Bosnia, Serbia, Macedonia e Croazia), il 9,7% sono rumeni, il 2,6% apolidi e l’11,5% senza alcuna nazionalità.

La tendenza, del resto, è verso un progressivo aumento del fenomeno, come dimostra il tam tam scattato sul litorale nei giorni scorsi tra i residenti che segnalavano strani movimenti e attività di delimitazione con palizzate su una porzione dei terreni demaniali situati nei pressi della pineta delle Acque Rosse, dove è già presente un insediamento abusivo, e del depuratore di via Tancredi Chiaraluce.

Sulla questione si è attivato, tra gli altri, Giuseppe Conforzi, capogruppo di Fratelli d’Italia in X Municipio che ha presentato un’interrogazione in cui ha chiesto di avere risposte ufficiali in merito alla possibile apertura di nuovi campi per senza dimora sul territorio. 

Rassicurazioni peraltro fornite a canaedieci.it da Marco Possanzini capogruppo di Sinistra civica ecologista nel parlamentino locale e presidente della Commissione locale per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Nessun nuovo campo rom e tanto meno alcun piano di delocalizzazione per senza tetto è in programma o in fase di attuazione nelle località in cui è scattato l’allarme clochard a ridosso del depuratore Acea o spostamenti dalla tendopoli che lì vicino assedia il bastione di Tor San Michele progettato alla fine del 1500 da Michelangelo Buonarroti. Né lì, né altrove del resto.

Possanzini aveva, infatti, tra l’altro menzionato la normativa comunitaria che prevede, semmai, la progressiva sparizione del ‘Sistema campi’ e non la sua proliferazione.

Le norme dell’Unione Europea vietano l’istituzione di nuovi insediamenti provvisori per i senza tetto

Il Piano d’Azione per i campi nomadi del Comune recepisce, infatti, la Strategia Nazionale di uguaglianza, inclusione e partecipazione di Rom e Sinti nel periodo 2021-2030 e le indicazioni contenute nella Raccomandazione del Consiglio europeo del 12 marzo 2021/C 93/01 che punta, nel breve periodo, alla riduzione di almeno un terzo dei villaggi dove si sono accampati i nomadi privi di alloggi adeguati.

Una battaglia non facile da far progredire anche perché la ricollocazione della maggior parte dei senza dimora non è in possesso di qualifiche, sia pur minime, che ne consentano l’accesso a fonti dirette di sostentamento. Oltre il 70% della popolazione attiva dei Sinti e dei Rom presenti nella metropoli e di età compresa tra i 15 e i 64 anni è disoccupata.

La metà di questi afferma di essere alla ricerca di un lavoro ma un’ulteriore metà circa non è affatto interessata a cercarlo. Tra le mansioni svolte si va, in ordine decrescente, dal commercio ambulante (47%), ad altre attività non dichiarate (24,6%) per passare a operai non qualificati (13,1%), sarti, parrucchieri e autisti (10%), lavori domestici 1,6% e manutenzione del verde 0,3%.

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Alcuni grafici tratti dal Piano d’Azione del Campidoglio per il superamento dei campi nomadi

Le risorse a disposizione dell’amministrazione comunale per dare concreta attuazione agli obbiettivi minimi indicati dall’Ue ammonta a circa 15 milioni di euro.

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