Un’operazione congiunta tra le forze dell’ordine italiane e statunitensi ha portato alla luce una complessa rete di narcotrafficanti che collegava Roma alla Colombia. Dieci arrestati, tra cui italiani e colombiani, sono finiti in manette con l’accusa di aver promosso e organizzato un intenso traffico di cocaina. Cinque gravitavano tra Roma e il suo hinterland.
Un laboratorio clandestino in una grotta, ovulatori e spedizioni via mare: svelati i meccanismi di una organizzazione internazionale. Tra i narcotrafficanti arrestati cinque di Roma
L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma e sviluppata dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro, ha svelato un modus operandi sofisticato e articolato. Al centro dell’organizzazione, un gruppo criminale romano che intratteneva stretti rapporti con fornitori colombiani.
Il laboratorio in una grotta alle porte di Roma
Un elemento chiave dell’indagine è stato il ritrovamento di un laboratorio clandestino situato in una grotta nei pressi di Sant’Oreste, alle porte della Capitale, da cui poi dopo la lavorazione veniva inviata, in particolare per il mercato centrale di Tor Bella Monaca.
Nella grotta un “chimico” sudamericano era addetto alla trasformazione della cocaina liquida in polvere, pronta per essere immessa sul mercato.
Le rotte del narcotraffico: cielo mare
Gli investigatori hanno scoperto che la droga veniva trasportata in Italia attraverso diverse modalitĂ : voli charter o di linea, ma anche via mare, occultata all’interno dei motori dei container frigo. Un sistema logistico complesso e diversificato, che dimostra l’elevato livello di professionalitĂ degli organizzatori.
Ovulatori e piazze di spaccio: la droga che avvelenava Roma
Un ruolo fondamentale era svolto dagli ovulatori, ovvero persone che ingoiavano ovuli contenenti la droga per poi espellerli una volta giunti a destinazione. Questa pratica pericolosa e crudele era utilizzata per eludere i controlli doganali.