Sui bandi per l’affidamento dei chioschi di Capocotta, e dopo dieci giorni dal primo esposto che ne chiedeva l’annullamento per presunta irregolarità per “occupazione senza titolo del Demanio Marittimo da parte del Comune di Roma”, Labur torna sull’argomento, con una nuova segnalazione alla Polizia di Stato. Stavolta, sorvegliato speciale del Laboratorio di Urbanistica, è il contenuto della convenzione presente nei bandi, che favorirebbe abusivismo e illegalità.
Capocotta, sollecitata la vigilanza sui bandi di affidamento dei chioschi: chiesto l’annullamento
Arriva dall’associazione Labur un nuovo esposto alla Polizia di Stato, per chiedere un intervento urgente di controllo sulla convenzione presente nei bandi (di cui uno in corso), per l’affidamento dei 5 chioschi di Capocotta, per porre fine alle numerose irregolarità e abusi che si verificherebbero nell’area. Il timore è quello di illegittimità dei bandi qualora procedessero con la formula prevista.
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A maggio scorso la consegna dei tre chioschi ai vincitori del bando pubblico lanciato dall’amministrazione e per dare il via alla demolizione di altri due chioschi, uno abusivo (il Settimo Cielo) e l’altro ridotto in macerie dall’incendio di marzo scorso (Mecs Village).
Chioschi senza titolo edilizio e servizi esclusi dai bandi
Secondo Labur, i chioschi di Capocotta, nati con lo scopo di presidiare il parco dunale, sarebbero diventati nel corso degli anni dei veri e propri stabilimenti balneari, offrendo servizi ben oltre quelli previsti dalla loro originaria funzione. In pratica, chioschi assimilati a strutture prive del necessario titolo edilizio, e nemmeno inventariati tra i beni comunali.
Bandi di affidamento illegittimi e rischio di infiltrazioni criminali
Nell’esposto presentato dal Laboratorio di Urbanistica, anche l’aspetto che consentirebbe ai gestori di offrire servizi come il noleggio di ombrelloni e lettini e l’organizzazione di eventi, senza dover seguire le normali procedure amministrative. E su questo punto precisano:
“Se è stato corretto controllare le serate danzanti e gli eventi presso gli stabilimenti balneari sulla base di ferree regole; com’è stato necessario interrompere le infiltrazioni criminali collegate al noleggio di ombrelloni e lettini presso le spiagge libere di Ostia; e giustificato rimuovere dal litorale romano l’errato utilizzo dei chioschi per la ristorazione, non si capisce come mai il Comune di Roma possa mettere a bando l’affidamento dei chioschi di Capocotta senza regolamentare in dettaglio tali attività, che si volgono all’interno di beni di sua (presunta) proprietà, come è già accaduto per i chioschi delle spiagge libere di Ostia”.
Una situazione, che più in generale, secondo Labur, favorirebbe il rischio di infiltrazioni criminali, come già accaduto in altre zone del litorale romano (Ostia Ponente), tornando a pretendere per questo, l’annullamento dei bandi in corso per redigere una nuova convenzione, che preveda maggiori controlli e tutele.
I dubbi sulla variazione della linea di demarcazione demaniale e irregolarità degli avvisi pubblici
Intanto, sulla grave denuncia già presentata contro il Comune di Roma, accusato di aver occupato abusivamente una porzione di demanio marittimo nella località di Capocotta, che sarebbe avvenuta a seguito di una variazione non giustificata della linea di confine del demanio, avvenuta dopo il 10 luglio 2023, Labur prosegue a chiedere risposte:
“Continueremo fino quando non ci verrà spiegato, a chiedere di conoscere, qual’è la linea SID che demarca il demanio marittimo. La condizione necessarie e indispensabile a legittimare i bandi dei Chioschi a Capocotta e le scelte del Campidoglio” – conclude Labur.
Lo sgombero dell’Oasi Naturista
Mentre due bandi segnalati per irregolarità da Labur infine, si avvalgono di un andamento della dividente demaniale “mutato senza alcuna trasparenza amministrativa”, il Campidoglio ha ingiunto lo sgombero per la successiva demolizione dell’Oasi Naturista di Capocotta, la struttura che dal 1999 è al servizio dei bagnanti per la pratica del nudismo, voluta dal sindaco Rutelli.
I termini secondo quanto riportato in questo articolo sono già scaduti alla fine del mese di dicembre 2024, e dunque, i tecnici dell’assessorato capitolino all’Ambiente potrebbero presentarsi in qualsiasi momento per effettuare la demolizione.