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La polemica: “Il nuovo Ponte della Scafa è un ecomostro che conviene solo a chi costruisce”

Il parere del polemista Maurizio Contigiani: "Chiediamoci a chi conviene davvero il nuovo mostruoso Ponte della Scafa"

di Maurizio Contigiani*

La recente approvazione del nuovo, gigantesco Ponte della Scafa, dopo 24 anni dalla stesura del primo progetto, impone una riflessione e una serie di domande conseguenti. Temi questi, non approfonditi adeguatamente di fronte a un’opera che, secondo le previsioni  non costerà meno di 112 milioni di euro.

Il parere del polemista Maurizio Contigiani: “Chiediamoci a chi conviene davvero il nuovo mostruoso Ponte della Scafa”

Si tratta, com’è noto di un ponte da costruire a fianco della vecchia struttura, naturalmente, funzionante ma ritenuta insufficiente ad assorbire il traffico della seconda direttrice in uscita dall’aeroporto di Fiumicino, quella verso Ostia e il quadrante sud di Roma.

Faccio presente che il Tevere, tra il litorale e il Raccordo Anulare, non ha altri attraversamenti se non quelli sullo stesso GRA e il nostro Ponte della Scafa situato a ridosso del litorale e, a questo proposito, si era giustamente parlato di un ulteriore attraversamento in mezzo ai due, proprio a ridosso dell’aeroporto, un ponte che sarebbe costato almeno trenta volte meno del gigante doppione.

Quella pensata per Dragona, in collegamento tra via del Mare e via Portuense, sarebbe stata un’infrastruttura semplice con intorno infinite possibilità per rendere fluidi i movimenti tra lo scalo e l’entroterra comprendente Acilia, Casalpalocco, infernetto, Dragona, Vitinia. Quel ponte avrebbe fluidificato un traffico per duecentomila abitanti che, invece, continuerà a mescolarsi con quello di Ostia sul nuovo ponte così come è sempre stato con il vecchio che rimarrà come rimarranno inalterate e inadeguate le situazioni per arrivarci.

Resterà, per esempio, il semaforo su via dell’Aeroporto che è il vero, drammatico intralcio allo scorrimento, premessa di un viadotto “violentato” da chiusure e promesse di ristrutturazioni da sempre, toccando il suo apice dopo il crollo del Morandi. E non ci sarà,  secondo il progetto presentato pubblicamente, uno svincolo al servizio del nascente porto crocieristico di Fiumicino.

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La mia descrizione del fenomeno si limita a giustificare la sconvenienza di un’opera del genere ma di cose da dire sulla convenienza politica ce ne sono molte di più. Per esempio, nessuno obietta sulla fretta di appaltare l’opera su un progetto di massima privo dei pareri e del nulla osta della Conferenza dei Servizi? A tal proposito, si scopre che è bastato addossare cumuli di terra ai piloni, che raggiungeranno comunque un’altezza di 16 metri dall’attuale piano di campagna, per trasformare da negativo a favorevole il parere della Soprintendenza. In una zona originariamente gravata da un vincolo di altezza massima dei manufatti di 7.5 metri! Persino l’Anac, l’autorità nazionale anticorruzione, aveva bocciato il nuovo Ponte della Scafa definendo l’opera “esempio di spreco e inefficienza “.

In queste condizioni, è evidente che i primi interessati a costruire quel ponte mastodontico sono i politici, per il consenso spicciolo che ne deriverebbe, e le imprese impegnate nel cantiere.

  • Polemista, pubblica interventi su Il fatto quotidiano e Tpi.