Dipendente Cotral licenziato, in malattia faceva piano bar: per la Cassazione il provvedimento è illegittimo

Alla fine della lunga vicenda giudiziaria del dipendente Cotral, la Cassazione gli dà ragione. Ecco perché

Il dipendente Cotral licenziato a febbraio del 2020, per aver cantato in un piano bar mentre era in malattia, ha subito un licenziamento illegittimo. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, ritenendo che l’attività canora non fosse incompatibile con la patologia del licenziato, e che il datore di lavoro non avesse fornito prove sufficienti per giustificare il duro provvedimento.

Alla fine della lunga vicenda giudiziaria del dipendente Cotral, la Cassazione gli dà ragione. Ecco perché

La vicenda ha avuto origine nel 2019, quando il dipendente Cotral, affetto da una sindrome d’ansia, aveva presentato un certificato di malattia, ma nonostante ciò, era stato sorpreso a esibirsi come cantante in un piano bar.

L’azienda aveva considerato questo comportamento incompatibile con lo stato di malattia, e aveva proceduto al suo licenziamento. Un provvedimento impugnato dal dipendente davanti al Tribunale di Roma che gli aveva dato ragione.

Un pronunciamento confermato anche dalla Corte d’Appello, con la motivazione che l’attività ricreativa poteva perfino giovare ai problemi legati alla depressione del dipendente, e che oggi, ancora una volta, è stata ribadita dalla sentenza, che viene considerato addirittura un importante precedente nel mondo del lavoro.

La Cassazione infatti lo scorso 29 novembre, ha stabilito che il dipendente della Compagnia Trasporti Laziali (Cotral), era stato illegittimamente licenziato, per aver cantato in un piano bar. Un’attività che secondo la Corte, pur essendo svolta durante un periodo di malattia, non era necessariamente incompatibile con la patologia del dipendente.

Le motivazioni della sentenza

Tra le motivazioni della Cassazione, è anzitutto da sottolineare, l’assenza di prove concrete che dimostrassero che l’attività svolta dal dipendente fosse pregiudizievole per la sua guarigione.

Al contrario, i giudici avrebbero considerato che l’attività canora, in quanto attività ricreativa, potesse addirittura giovare alla guarigione del dipendente affetto da una sindrome d’ansia, e che lo svolgimento di un’attività lavorativa per una sola serata senza autorizzazione, era un inadempimento lieve.

Le implicazioni nel mondo del lavoro

La vicenda e la sentenza in particolare, stanno intanto sollevando il dibattito sulle importanti implicazioni per il diritto del lavoro, rispetto al principio che  un dipendente in malattia ha diritto a una certa flessibilità e che non ogni attività svolta durante il periodo di malattia, è automaticamente incompatibile con lo stato di salute.

La sentenza ha confermato la pronuncia di primo grado con la richiesta di reintegrazione del dipendente e il pagamento di un risarcimento, e quella della Corte d’appello. Salvo il posto di lavoro, ora per tanto casi simili, si apriranno delle chance.