Per la tragedia del dodicenne aperto un fascicolo per istigazioni al suicidio. Sequestrato il telefonino. Parla l'esperto
Il volo dal decimo piano. Poi la morte dichiarata al Bambino Gesù. La procura di Roma ha aperto un fascicolo sulla morte del dodicenne caduto ieri pomeriggio dalla finestra della sua cameretta in un palazzo di via Igino Giordani nel quartiere Collatino.
L’ipotesi per cui si procede è quella di istigazione al suicidio e gli accertamenti disposti dai magistrati di piazzale Clodio, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, puntano a chiarire se si sia trattato di un incidente o di un gesto volontario.
Il telefono del dodicenne è stato sequestrato e verrà analizzato per cercare elementi utili alle indagini. Gli investigatori ascolteranno anche le persone a lui più vicine, non solo i familiari, ma anche in ambito scolastico.
Un adolescente “tranquillo e sempre sorridente”, lo ricordano i vicini.
“Se l’ipotesi dell’istigazione al suicidio fosse confermata, ci troveremmo di fronte all’ennesima prova di quanto l’influenza sociale e digitale possa essere devastante, soprattutto in un’età in cui le emozioni sono fragili e spesso inespresse”, spiega all’Adnkronos psicoterapeuta Giuseppe Lavenia, presidente dell’associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche e Cyberbullismo.
“Ma al di là delle indagini, questa tragedia dovrebbe spingerci a guardare con urgenza alla salute mentale dei nostri giovani, perché dietro ogni numero c’è una vita spezzata, un dolore inascoltato“, aggiunge l’esperto.
“I dati sono inquietanti: in Italia, ogni anno, si registrano tra i 3.700 e i 4.000 suicidi, con un incremento significativo tra gli adolescenti – evidenzia lo specialista – Negli ultimi due anni, i tentativi di suicidio tra i giovani sono aumentati del 75%, con un’età media di 15 anni.
Non sono numeri: sono segnali di una generazione che soffre, spesso in silenzio, intrappolata tra le aspettative irraggiungibili e l’indifferenza. È troppo semplice puntare il dito contro i genitori o gli insegnanti, caricandoli di un peso insostenibile. Serve uno sguardo più ampio e un’assunzione di responsabilità collettiva. Chi ha il potere di cambiare le cose, il governo, le istituzioni, il mondo della scuola e della sanità, non può più permettersi di rimandare.
È necessario investire in modo deciso e strutturale nella salute mentale, garantendo servizi accessibili, psicologi nelle scuole, programmi di prevenzione mirati e un’educazione digitale che aiuti i giovani a navigare con consapevolezza nei pericoli della rete“.
“Perché il dolore di questi ragazzi è anche il riflesso della nostra società: una società che celebra la performance, ma dimentica l’empatia. Ignorare tutto questo non è solo una mancanza, è una responsabilità. È il fallimento di un sistema che può e deve fare di più per chi ha tutta la vita davanti“, conclude.